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Entro 48 ore sette carabinieri italiani arriveranno a Gaza: obiettivo portare fuori da Rafah 300 feriti al giorno

La missione europea a guida italiana vedrà la presenza anche di militari spagnoli e francesi

I sette carabinieri italiani che parteciperanno alla missione europea al valico di Rafah, nella striscia di Gaza, partiranno entro le prossime 48 ore, forse addirittura domani. Tutti i dettagli della missione sono stati concordati nel corso del tempo ma definiti nel corso del vertice tra i ministri degli Esteri di oggi, guidato dall’alto rappresentante Ue Kaja Kallas, alla presenza di Antonio Tajani. E la scelta è stata di affidare all’Italia tutta la parte organizzativa ed operativa della missione, per cui il comando interforze è da tempo all’opera per mettere a punto i dettagli della prima presenza europea a Gaza dopo la tregua. «Tutti concordano che la missione Ue a Rafah (Eubam, ndr) può giocare un ruolo decisivo nel sostenere la tregua. Oggi i ministri hanno concordato il suo rilancio. Questo permetterà che un certo numero di persone ferite potranno lasciare Gaza e ricevere cure mediche», ha dichiarato Kallas.

I carabinieri italiani

Dall’Italia partiranno sette carabinieri che saranno raggiunti dai due che si trovano già a Gerico, in Cisgiordania. Ad inviare militari saranno anche la Francia, con 4 uomini e la Spagna con 9, anche se la decisione a Madrid è sottoposta a molte polemiche e c’è il concreto rischio che la presenza spagnola si riduca. In ogni caso l’obiettivo è portare fuori dalla striscia 300 feriti o malati ogni giorno, entro 42 giorni, tanta sarà la durata della loro permanenza. La guida italiana è stata un dettaglio fondamentale per ottenere l’ok alla missione non solo di Israele, ma anche di Anp ed Egitto, visti i buoni rapporti che l’Italia ha mantenuto con le parti in causa e l’impossibilità di legittimare un’analoga missione qualora fosse stata a guida Usa. Proprio ieri è arrivato a Limassol un carico di circa 60 tonnellate di aiuti umanitari raccolti dalla Confederazione delle Misericordie, partito il 15 gennaio da Monfalcone. Durante il viaggio, che il ministro Guido Crosetto ha tenuto sotto silenzio all’arrivo di ieri, c’è stata una tappa a Beirut per la consegna di aiuti destinati al Libano.

La situazione a Rafah

La missione europea è stata annunciata già durante l’invasione di terra israeliana seguita all’attentato del 7 ottobre, come primo concreto aiuto al mantenimento della tregua. La gestione del valico di Rafah è stato uno dei fattori decisivi del conflitto: l’Idf si è opposto a lungo all’uso del valico a sud della striscia, sostenendo che assieme agli aiuti passasse anche il supporto ad Hamas e la zona, nei pressi del valico, prima considerata un rifugio per i profughi del nord è stata attaccata più volte, con molte vittime civili in particolare in occasione di un incendio in una tenda di sfollati, avvenuto nel corso di un raid israeliano e costato la vita a 45 persone. L’obiettivo più generale è avvicinarsi alla normalizzazione della gestione del valico e il primo passo sarà proprio portare fuori alcune centinaia di feriti e malati.

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