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Gli 007 italiani spiano il braccio destro di Giorgia Meloni: gli accessi alle banche dati del capo di gabinetto Caputi

27 Gennaio 2025 - 09:46 Ugo Milano
spia chigi meloni 007 gaetano caputi
spia chigi meloni 007 gaetano caputi
La scoperta casuale da parte della procura di Roma, che ora medita di aprire un fascicolo. Avrebbero monitorato attività «ad alta sensibilità»

I servizi segreti italiani avrebbero fatto accertamenti approfonditi su Gaetano Caputi, capo di gabinetto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Con l’obiettivo di monitorare attività «ad elevata sensibilità». È quanto rivela Domani nell’edizione odierna. Non è chiaro se la stessa premier, o il sottosegretario con delega all’intelligence Alfredo Mantovano, fossero al corrente degli accertamenti. Ma è certo che i tre agenti dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna) non hanno agito in autonomia, ma solo dietro a una precisa richiesta dei superiori. Tra questi, secondo il quotidiano, avrebbe «un ruolo» Giuseppe De Deo, uomo di fiducia del ministro della Difesa Guido Crosetto. E attuale vice al Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza).

La scoperta per caso

Tutto è partito proprio dallo stesso Gaetano Caputi. O meglio da un suo esposto in procura dopo che Domani, lo scorso febbraio, aveva pubblicato una serie di articoli in cui si sottolineavano presunti conflitti di interessi tra il Caputi politico e il Caputi imprenditore. Per esempio la società di famiglia, gestita da un trust, nel luglio 2023 ha vinto una gara del Consiglio del notariato, vigilato dal Ministero della Giustizia e di cui il capo di gabinetto di Palazzo Chigi risultava consulente. Secondo Caputi questa, come altre informazioni, erano riservate: da qui la richiesta alla procura di Roma di indagare su chi le avrebbe rivelate al quotidiano. Gli approfondimenti dei pm capitolini non hanno portato a nulla. Ma proprio durante questi lavori è emerso il materiale relativo alle indagini degli 007 italiani su Gaetano Caputi.

La richiesta di chiarimenti della procura

È il 24 giugno 2024 quando il procuratore capo di Roma, Giuseppe Lo Voi, scrive una lettera all’ambasciatrice Elisabetta Belloni, che in quel momento era direttrice del Dis. In qualità di coordinatrice delle due agenzie di intelligence italiane, viene contattata da Lo Voi con una finalità precisa: «Comunicare le generalità complete delle persone che hanno effettuato accessi (alle banche dati di Caputi, ndr), unitamente alle ragioni che vi hanno dato causa o che, comunque, li hanno legittimati». La polizia giudiziaria, infatti, aveva scoperto tre interrogazioni tra gennaio e settembre 2023 sul capo di gabinetto presso Punto Fisco, banca dati dell’agenzia delle Entrate che contiene informazioni sul reddito e sul catasto di ogni cittadino. La risposta alla procura arriva il 26 luglio 2024. Porta la firma di Bruno Valensise, direttore dell’Aisi di cui facevano parte i tre agenti responsabili degli accessi.

I responsabili e i motivi degli accertamenti

Secondo quanto scrive Valsensi alla procura le tre verifiche sono state autorizzate per indagare su determinati «rumor» su alcune persone target che tentavano di penetrare nella cerchia di Palazzo Chigi per fare affari. Tra cui un rigassificatore al Sud. In un secondo caso, invece, le indagini si sono soffermate su una presunta parente della moglie di Caputi, che stava avvicinando «esponenti apicali del governo». Per il terzo caso Valsensi non fornisce una vera e propria spiegazione, si limita a tagliare corto: «Trova riferimenti in atti caratterizzati da elevata sensibilità».

Ma chi li ha ordinati? Nel report il direttore dell’Aisi cita Giuseppe Del Deo, che avrebbe «attivato lo 007 su input del direttore pro tempore», vale a dire Mario Parente, ex capo dell’Aisi. Del Deo ha negato, sostenendo di non aver «mai chiesto nessuna interrogazione alle banche dati». Ma che fine abbiano fatto i dati raccolti su Caputi – e perché siano stati raccolti – nessuno ancora lo sa.

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