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Il concerto di Lazza dietro la lite tra Conceiçao e Calabria dopo Milan-Parma

27 Gennaio 2025 - 07:00 Alba Romano
lite conceiçao calabria milan parma
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L'allenatore e l'ex capitano arrivano quasi alle mani. Poi si spiegano negli spogliatoi

C’è un concerto di Lazza dietro la lite tra Sergio Conceiçao e Davide Calabria. L’allenatore e il capitano del Milan hanno litigato dopo la sostituzione del giocatore con Jovic. Calabria ha dato un calcio a un cartellone pubblicitario e a delle bottigliette d’acqua. Conceiçao ha atteso il fischio finale e la vittoria per prendersela con il suo giocatore. Tra i due sono volate parole grosse. L’intervento di Dembelé e Fofana, che hanno subito capito quello che stava per succedere, ha evitato lo scontro fisico: i due hanno trascinato Conceiçao qualche metro più lontano mentre Calabria, portato via a sua volta da Tomori, si stava avvicinando all’allenatore.

La lite

Nello spogliatoio i due si sono chiariti. La società non intende multare il terzino. Ma probabilmente gli toccherà pagare il conto della prossima cena tra i giocatori. Mentre a scatenare la rabbia dell’allenatore è stata la scelta del giocatore, insieme a Loftus-Cheek, Camarda e Theo Hernandez, di partecipare al concerto di Lazza in programma venerdì, ovvero 36 ore prima della partita del Milan con il Parma. «La lite con Conceiçao? È stato un malinteso. Sono cose da campo dovute all’adrenalina bella alta. Abbiamo poi sistemato le cose e tutto è finito. Mi viene da ridere adesso a vedere le immagini. Chiedo scusa perché non è stata una bella cosa. Diciamo che abbiamo dato una scossa. Per me non è un’annata positiva e ci sono anche problematiche personali di cui non voglio parlare. Intendo finire bene la stagione (è in scadenza di contratto e le sue parole suonano come un addio, ndr) perché il Milan è la cosa a cui tengo di più, anche più di me stesso», ha detto Calabria.

Conceiçao

Parole simili da Conceiçao: «Alla fine c’era un po’ di adrenalina: parlavo di una situazione di gioco con Davide e secondo me c’è stata una parola di troppo. Io sono sempre diretto, ma i giocatori sono tutti importanti, come una famiglia. Se sono al ristorante e mio figlio fa una cosa che non mi piace glielo dico, non c’è ipocrisia. Non è stato bello da vedere, ma nel calcio ci sta. Non siamo in chiesa. Ci siamo chiariti? Ci mancherebbe».

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