Mps-Mediobanca, così il governo impegna i soldi degli italiani in operazioni d’azzardo
L’economista Pietro Reichlin boccia l’operazione Monte dei Paschi di Siena – Mediobanca. Che per lui è un azzardo di Stato. Reichlin analizza la mossa di piazza Salimbeni verso piazzetta Cuccia prima di tutto notando che subito dopo l’offerta pubblica di scambio le azioni Mps sono scese del 7% e quelle di Mediobanca sono salite dell’8%: segno che l’operazione non convince il mercato. Poi fa notare che Siena (banca predatrice) vale poco più della metà di Mediobanca (banca preda). Mentre la vera preda sarebbero in realtà le Assicurazioni Generali.
Il ruolo del governo
C’è poi da notare che lo Stato, maggior azionista del Paschi, così impegna risorse pubbliche in un’operazione a rischio elevato. Un rischio che si è già materializzato con la perdita dell’8% del valore in Mps. Poi c’è il conflitto d’interessi nell’uso del Golden Power. Il governo, ragiona l’economista, avrebbe dovuto ritirare i suoi rappresentanti dal consiglio di amministrazione oppure uscire dall’azionariato di Montepaschi. In modo da restituire ai contribuenti una parte dei soldi serviti alla ricapitalizzazione della banca e sgombrare il campo da inevitabili sospetti sul vero scopo dell’operazione.
L’Italia e l’Europa
Infine, sostiene Reichlin, l’Italia e l’Europa dovrebbero abbandonare la logica nazionale del processo di consolidamento degli intermediari finanziari. E fa l’esempio della crisi del debito sovrano tra 2010 e 2011: le crisi bancarie che si sono verificate nei Paesi periferici dell’Eurozona (tra cui l’Italia) hanno bloccato gli investimenti e l’attività produttiva anche perché i portafogli dei creditori e dei debitori erano poco diversificati tra le diverse economie dell’Eurozona e fortemente esposti nei confronti dei rischi nazionali.