Mps-Mediobanca, Pietro Reichlin: ora il governo dovrebbe uscire dal capitale della banca senese


L’economista Pietro Reichlin boccia l’operazione Monte dei Paschi di Siena – Mediobanca. Che per lui è un azzardo. Reichlin analizza la mossa di piazza Salimbeni verso piazzetta Cuccia prima di tutto notando che subito dopo l’offerta pubblica di scambio le azioni Mps sono scese del 7% e quelle di Mediobanca sono salite dell’8%: segno che l’operazione non convince il mercato. Poi fa notare che Siena (banca predatrice) vale poco più della metà di Mediobanca (banca preda). Mentre la vera preda sarebbero in realtà le Assicurazioni Generali.
Il ruolo del governo e l’accusa di azzardo
C’è poi da notare il conflitto d’interessi nell’uso del Golden Power. Il governo, ragiona l’economista in un articolo su La Stampa, è il primo singolo azionista della banca (con l’11,731%) e quindi avrebbe dovuto uscire dall’azionariato di Montepaschi. In modo da restituire ai contribuenti una parte dei soldi serviti alla ricapitalizzazione della banca e sgombrare il campo da inevitabili sospetti sul vero scopo dell’operazione. Altrimenti, è l’opinione di Reichlein, il Tesoro si farebbe coinvolgere in una “operazione azzardata”, come ha dimostrato il corso dei titoli coinvolti dopo l’annuncio dell’Opas, con le azioni Mps scese di circa il 7% e quelle di Mediobanca salite dell’8%.
L’Italia e l’Europa
Infine, sostiene Reichlin, l’Italia e l’Europa dovrebbero abbandonare la logica nazionale del processo di consolidamento degli intermediari finanziari. E fa l’esempio della crisi del debito sovrano tra 2010 e 2011: le crisi bancarie che si sono verificate nei Paesi periferici dell’Eurozona (tra cui l’Italia) hanno bloccato gli investimenti e l’attività produttiva anche perché i portafogli dei creditori e dei debitori erano poco diversificati tra le diverse economie dell’Eurozona e fortemente esposti nei confronti dei rischi nazionali.