Superbonus e Imu, chi ha usufruito dell’incentivo pagherà (quasi sempre) più tasse
Al Superbonus, come era stato previsto dalla Legge di bilancio, seguirà una intensiva campagna di aggiornamento del valore catastale degli immobili. Nella maggior parte dei casi, i lavori finanziati dall’incentivo hanno aumentato la rendita del locale (fino anche a raddoppiarlo), con un enorme impatto sull’Imu. In poche parole: chi ha usufruito del Superbonus 110% pagherà più tasse.
La rivalutazione del valore catastale
L’agenzia delle Entrate, secondo quanto scrive oggi Il Sole 24 Ore, si sta preparando a inviare lettere di compliance a chi abbia sfruttato il bonus ristrutturazione per colmare la distanza tra valore attuale e valore reale degli immobili. Partiranno dalle cessioni dei crediti d’imposta, confrontandole con la fotografia in banca dati catastale, e mirando prima di tutto agli «scostamenti non trascurabili». Il rischio per i contribuenti è che, con l’aggiornamento della rendita, l’unità abitativa faccia uno scatto di classe.
«L’aumento di oltre il 15% di cui parla la prassi delle Entrate, e che fa scattare l’aggiornamento, non riguarda direttamente il valore di mercato, ma un articolato processo tecnico che conduce a valutare la rendita catastale dell’unità immobiliare», ha spiegato Ernesto Baragetti, consigliere nazionale dei geometri. E il “salto” sarà ancor più doloroso per chi ha effettuato interventi su abitazioni in categorie più povere, come gli alloggi popolari o ultrapopolari (rispettivamente A4 e A5). Una casa popolare che abbia risistemato gli interni – realizzando soggiorno, bagno e cucina -, costruito un nuovo box da locali di sgombero e realizzato un impianto idraulico, elettrico e di riscaldamento vedrà la rendita schizzare da 268 a 535 euro.
L’impatto sull’Imu e sugli altri tributi
E le tasse cosa c’entrano? Semplice, la rendita catastale, per prima cosa, influisce sull’Imposta municipale sugli immobili. L’Imu, calcolata rivalutando la rendita del 5% e moltiplicando il risultato con il coefficiente della categoria, segue in parallelo l’eventuale salto di valore. Se si considera che il coefficiente per le case è 160, un aumento di rendita da 392,51 a 464,81 euro comporta uno scatto dell’Imu annuo da 699 a 828 euro. Ma non è tutto. La rendita è la base imponibile anche per l’applicazione di molti altri tributi, tutti con il loro coefficiente di aggiornamento.
Tra questi abbiamo l’imposta di successione e donazione, quella di registro per gli atti di divisione della comunione di beni immobili e l’imposta di registro per gli atti traslativi di abitazioni. Dall’Imposta municipale – è bene ricordarlo – sono esenti le abitazioni in cui il possessore e i componenti del suo nucleo familiare hanno dimora abituale e residenza anagrafica. A meno che l’immobile non rientri nelle classi “di pregio” A1, A8, A9.
I casi “fortunati”
Ci sono però dei casi che permettono, pur dopo i lavori finanziati dal Superbonus, di abbattere la rendita catastale. È il caso dei locali commerciali trasformati in abitazione: un cambio di categoria da C1 ad A2 – scrive il Sole – potrebbe portare il valore da 1.834 euro a 464 euro. «L’aggiornamento delle rendite dopo il 110% non farà che complicare l’attuale caos dei valori catastali», ha commentato Rocco Curto, docente di estimo al Politecnico di Torino. «Anche adeguando la situazione di tutti gli edifici oggetto del Superbonus rimarrebbero esclusi gli immobili ristrutturati in precedenza o con altre agevolazioni, come il bonus facciate. O quelli mai ristrutturati che si sono rivalutati solo perché ubicati in centro».