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Hamas dà la lista di ostaggi vivi e morti: altri 6 liberi entro sabato. E Israele riapre Gaza: migliaia di palestinesi tornano a nord – Il video

27 Gennaio 2025 - 12:46 Simone Disegni
Sciolta l'incognita sul destino di Arbel Yehoud e Agam Berger, l'Idf apre il corridoio Netzarim. Ma tra i prossimi rilasciati potrebbero esserci anche 8 cadaveri

Dopo le prime tre ragazze liberate domenica 19 gennaio e le quattro soldatesse rilasciate sabato scorso, questa settimana dovrebbero rivedere la luce altri sei ostaggi israeliani. Il condizionale è d’obbligo, dati i continui stop and go nell’implementazione dell’intesa di cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Ma dopo giorni di alta tensione e accuse di violazione dei termini dell’accordo, nella tarda serata di domenica alcuni nodi sembrano essere stati sciolti: Hamas e la Jihad islamica hanno confermato a Israele che Arbel Yehoud, la giovane donna ostaggio la cui liberazione è saltata per ben due volte, è viva, ed hanno annunciato che sarà rilasciata giovedì, insieme con l’altra soldatessa “rimasta indietro”, Agam Berger ed un terzo ostaggio – un uomo più anziano di cui non è nota l’identità. Un round supplementare di rilasci rispetto a quello già previsto per sabato, che coinvolgerà altri tre rapiti.

Israele apre il corridoio Netzarim

Erano i segnali che Israele chiedeva, in assenza dei quali si rifiutava di consentire il ritorno dei palestinesi verso le loro terre nel nord della Striscia. In cambio, lunedì mattina l’Idf ha dunque aperto il cosiddetto corridoio Netzarim, la “striscia che taglia la Striscia” a metà, consentendo il passaggio alle migliaia di civili palestinesi che vi si erano assiepati, dopo mesi di attesa per tornare alle case, o quel che ne resta. «È il giorno della vittoria» per loro, riassume Al Jazeera, che sottolinea come le forze israeliane ispezionino i veicoli e consegnino i permessi di passaggio, ma stiano al contempo gradualmente ritirandosi dalla zona. È il «momento Muro di Berlino» per la gente di Gaza, commenta con ancor più enfasi Muhammad Shehada, scrittore e analista palestinese.

Ostaggi e rilasci: non tutti sono vivi

Nella notte Israele ha anche annunciato di aver ricevuto da Hamas indicazioni sulle condizioni in cui versano i 26 ostaggi che ancora devono essere rilasciati nel quadro della prima fase dell’accordo. Secondo i media dello Stato ebraico le notizie ricevute coinciderebbero con le stime fatte dall’intelligence israeliana: tra le donne, minori e anziani in attesa di rilascio, 18 sarebbero vivi, mentre 8 sarebbero già morti. Si teme, in particolare, per il destino di Kfir e Ariel Bibas, i più piccoli tra gli israeliani presi in ostaggio dai terroristi il 7 ottobre, insieme ai genitori Shiri e Yarden. Kfir, il cui volto sorridente contornato dai capelli rossi è diventato un simbolo mondiale del dramma degli ostaggi, avrebbe compiuto 2 anni nei giorni scorsi, se ancora in vita. Israele però non si fa illusioni sul loro destino – già in passato Hamas li aveva dichiarati morti, anche se non è mai arrivata alcuna conferma: «C’è grande preoccupazione per i due bambini Kfir e Ariel, di 2 e 5 anni, e per la madre Shiri», ha detto nel weekend il portavoce dell’esercito Daniel Hagari. Che ancora si mescola, però, a flebili speranze.

Una manifestazione per il rilascio degli ostaggi e in particolare del piccolo Kfir Bibas – New York, 2 giugno 2024 (EPA/OLGA FEDOROVA)

In copertina: Palestinesi sfollati da mesi ritornano verso il Nord della Striscia di Gaza dopo l’apertura da parte di Israele del cosiddetto “corridoio Netzarim” – 27 gennaio 2025 (EPA/MOHAMMED SABER)

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