Vasco Rossi e la sua Memoria: «Mio padre fu internato in un lager. Dal suo diario i racconti dei compagni morti di botte e fatica» – Il video
Nella Giornata della memoria per le vittime dell’Olocausto e nell’ottantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz, Vasco Rossi ricorda suo padre Giovanni Carlo, che fu internato in un lager per essersi opposto ai nazifascisti. «Cinque anni fa, nel Giorno della Memoria, mia mamma ritirava la medaglia d’onore per mio padre Giovanni Carlo Rossi. Era uno dei 650 mila internati militari in Germania che si opposero al nazifascismo. Preferirono il lager e si rifiutarono di combattere per Hitler», scrive sui social il cantautore, pubblicando il video della cerimonia, «quando gli americani bombardarono il lager, lui cadde in una buca. Il suo compagno Vasco lo tirò su di peso e papà gli disse: “Se un giorno avrò un figlio, lo chiamerò come te“». A lui deve il nome che lo ha reso celebre, ma nei diari del padre emerge l’orrore di cui fu testimone.
I diari dal lager del padre di Vasco Rossi
«Mio padre teneva un diario. L’ho riletto da росо. Raccontava di lavori forzati di botte e niente cibo. In particolare era toccante la storia della la morte di un prigioniero, malato, che non riusciva ad alzarsi per lavorare e per tre giorni fu fatto alzare a suon di botte e infine ucciso a bastonate da un kapò italiano, di cui papà scrive nome e cognome». E ammette la difficoltà a guardare film che riguardano quanto accadde nei campi di concentramento. «Non aveva studiato, mio padre non era mica uno scrittore ma aveva visto i suoi compagni morire di fatica e di botte: cose talmente terribili che voleva testimoniarle», conclude il cantante, «e io le ho assorbite. Non riesco a vedere i film sui campi di sterminio e sulla Shoah, non ho visto neppure Schindler’s List».
Foto di copertina: ANSA/MATTEO CORNER