Violenta la figlia per 12 anni e fugge negli Usa, il Texas non concede l’estradizione per un 52enne italo-americano
Le violenze sulla figlia per circa dodici anni a Sagrado, un piccolo paesino del Friuli Venezia Giulia. Poi, una volta appreso di essere nel mirino della giustizia, la fuga in Texas. Sul caso di J.C., cittadino italo-americano 52enne indagato in Italia, è scontro totale tra la procura di Gorizia e il Dipartimento di giustizia del Texas. Alla richiesta di estradizione, o quantomeno di poter interrogare anche in differita l’uomo, formulata dalla procura lo scorso marzo sono seguiti nove mesi di silenzio. Poi, il 18 dicembre 2024, una lettera: «Abbiamo inoltrato all’indagato gli atti». Nessuna parola sull’interrogatorio né sull’estradizione, che pure sono diritti stabiliti dal Trattato Italia-Stati Uniti sulla mutua assistenza giuridica penale, firmato nel 1982.
Le accuse contro l’italo-americano
Mentre ancora sono presenti gli echi del caso Abedini, con lo scontro tra Washington e Roma per l’estradizione – poi non concessa – del 38enne accusato di sostegno al terrorismo, un altro caso sale agli onori della cronaca. Questa volta, però, a parti invertite. I fatti risalgono a tre anni fa quando J.C., che per anni aveva vissuto in Friuli con la famiglia, apprende di essere accusato e fugge negli States. Secondo il sostituto procuratore di Gorizia, Giulia Villani, l’uomo avrebbe costretto la figlia ora 28enne «a subire, dai sei anni a dopo il compimento dei diciotto, ripetuti atti sessuali nella camera da letto della sua abitazione». Tra questi palpeggiamenti delle parti intime e rapporti sessuali, che hanno poi costretto la giovane vittima a seguire un percorso di psicoterapia dal 2015 al 2019. L’accusa è violenza sessuale, aggravata dalla minore età della vittima e dal rapporto di parentela tra i due.
Le richieste della procura e il muro texano
Nel 2023 la procura di Gorizia aveva contattato il Dipartimento texano, chiedendo di identificare l’indagato, notificargli gli atti del procedimento e invitarlo a eleggere domicilio in Italia per poter essere sottoposto all’eventuale processo. Una richiesta di aiuto, scrivevano i pm, resa ancora più urgente dal fatto che il 52enne fosse già stato denunciato per violenze sessuali nei confronti di un’altra figlia. La richiesta di estradizione era stata rifiutata, e gli avvocati dell’indagato hanno richiesto al Texas la massima tutela anche da eventuali futuri procedimenti a danno del loro cliente: «Non deve essere estradato né ora né mai. E non è ipotizzabile la conduzione di un processo a distanza, che è surreale». Per ora, riguardo alle richieste italiane, il Dipartimento americano sembra far finta di nulla, arenando il processo ancora prima che iniziasse.