Caso Almasri, l’annuncio di Meloni: «Sono indagata per favoreggiamento e peculato». L’Anm precisa: «Un atto dovuto» – Il video
L’Anm precisa, ma di fatto quello che sta avvenendo tra il governo Meloni e la giustizia italiana è uno scontro aperto. «Ho ricevuto un avviso di garanzia per favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri», ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni mostrando il documento sui social, spiegando che la notifica è firmata dal procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi lo stesso del «fallimentare processo» a Matteo Salvini per sequestro di persona. L’inchiesta riguarda il caso Almasri, il generale libico fermato a Torino su richiesta della Corte Penale Internazionale e poi rilasciato e fatto tornare nel suo Paese con un volo Falcon 900 dei Servizi Segreti. A ricevere l’avviso di garanzia anche i ministri Matteo Piantedosi, Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano. «Presumo», dice la premier, «a seguito di una denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi». La presidente del Consiglio, nel video in cui annuncia di aver ricevuto l’avviso, ricostruisce la vicenda. La Corte emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli lo scorso 18 gennaio. «Curiosamente», sottolinea la premier, «la Corte lo fa proprio quando questa persona stava entrando in territorio italiano dopo che aveva serenamente soggiornato per circa 12 giorni in altri tre Stati europei».
Meloni indagata per favoreggiamento: «Non mi faccio intimidire»
La versione del governo è che a causa di un vizio di forma l’arresto operato dalla giustizia italiano non poteva essere perfezionato. Una volta rilasciato Almasri però, il governo si è attivato per organizzare l’immediato rimpatrio del libico perché considerata «persona pericolosa». Sulla questione, i ministri Nordio e Piantedosi riferiranno domani mercoledì 29 gennaio in Parlamento. Meloni ribadisce questa posizione, ribadendo che è stata la Corte penale internazionale non ha trasmesso il mandato al ministero della Giustizia, e così la Corte d’appello di Roma ha deciso per la scarcerazione di Almasri. «L’abbiamo rimpatriato per ragioni di sicurezza», dice la premier. E si rivolge poi agli elettori. «Vale oggi quello che valeva ieri. Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire ed è possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore», conclude, «ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada, a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della Nazione. A testa alta e senza paura».
L’Anm precisa: nessun avviso di garanzia ma un’iscrizione per atto dovuto
«Si segnala, al fine di fare chiarezza, il totale fraintendimento da parte di numerosi esponenti politici dell’attività svolta dalla procura di Roma, la quale non ha emesso, come è stato detto da più parti
impropriamente, un avviso di garanzia nei confronti della presidente Meloni e dei ministri Nordio e Piantedosi ma una comunicazione di iscrizione che è in sé un atto dovuto perché previsto dall’art. 6 comma 1 della legge costituzionale n. 1/89. La disposizione impone al procuratore della Repubblica, ricevuta la denuncia nei confronti di un ministro, ed omessa ogni indagine, di trasmettere, entro il termine di quindici giorni, gli atti al Tribunale dei ministri, dandone immediata comunicazione ai soggetti interessati affinché questi possano presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati.
Si tratta, dunque, di un atto dovuto». Così precisa in una nota l’Associazione nazionale magistrati.
La solidarietà di Salvini a Meloni: «Vergogna»
«Giorgia Meloni indagata per il rimpatrio del libico Almasri, avvisi di garanzia per il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Vergogna, vergogna, vergogna», scrive in una nota il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, «Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra. Riforma della Giustizia, subito!».
Li Gotti: «Ho presentato io la denuncia, l’iscrizione è un atto dovuto»
«Io ho fatto una denuncia ipotizzando dei reati e ora come atto dovuto, non è certo un fatto anomalo, la Procura di Roma ha iscritto nel registro la premier e i ministri. Ora la Procura dovrà fare le sue valutazioni e decidere come proseguire, se individuare altre fattispecie o inviare tutto al tribunale dei Ministri. Io mi sono limitato a presentare una denuncia», dichiara all’ANSA l’avvocato Luigi Li Gotti che il 23 gennaio scorso ha inviato una denuncia alla Procura di Roma sul caso della liberazione del generale libico.