L’allarme dei costruttori italiani: «10 milioni di famiglie non riescono a comprare casa». E i lavori di ristrutturazione calano del 22%
Il boom dell’edilizia, frutto del Superbonus 110% e degli investimenti post-pandemia, è ormai un ricordo del passato. A certificarlo sono gli ultimi dati diffusi dall’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, che rivelano come nel 2024 ci sia stata una prima frenata degli investimenti in costruzioni. A guardare bene, in realtà, le opere pubbliche hanno segnato un +21% rispetto all’anno precedente. Ma il crollo dell’edilizia privata, e soprattutto degli interventi di ristrutturazione, ha fatto chiudere comunque il 2024 con una flessione del 5,3%. «Il ciclo espansivo post pandemia è giunto al termine», ha commentato Federica Brancaccio, presidente dell’Ance. Il calo degli investimenti, infatti, dovrebbe proseguire anche nel 2025, con l’associazione dei costruttori che prevede un’ulteriore flessione del 7%.
Vola la spesa dei comuni, crolla l’edilizia abitativa
I dati dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzione dell’Ance rivelano una vera e propria «riscossa dei comuni». Nel giro di un anno, la spesa per opere pubbliche degli enti territoriali è cresciuta infatti del 16,2%, raggiungendo nel 2024 quota 21,7 miliardi di euro. Questo aumento drastico della spesa dei comuni ha permesso di recuperare tutti i mancati investimenti dell’ultimo decennio e nasconde una spiegazione molto semplice: il Pnrr. Ad oggi, circa il 54% della spesa sostenuta con i fondi europei (circa 32 miliardi di euro) è riferibile proprio al settore delle costruzioni. Secondo l’Ance, restano da realizzare investimenti per altri 54 miliardi di euro entro il 2026.
A mettere in crisi i costruttori, semmai, è la flessione degli investimenti per l’edilizia abitativa. Nel 2024, la costruzione di nuove case è calata del 5,2% rispetto all’anno precedente, mentre i lavori di ristrutturazione – complice il ridimensionamento dei bonus edilizi – sono crollati del 22%. Questo trend proseguirà quasi sicuramente anche nel corso del 2025, con l’Ance che prevede un -2,6% per la nuova edilizia abitativa e un -30% per gli interventi di riqualificazione. «Il settore tira ancora e contribuisce in maniera fondamentale all’economia, però ci sono i primi segnali di rallentamento perché il Pnrr sta piano piano diminuendo il suo impatto», commenta la presidente Brancaccio.
L’emergenza abitativa e l’idea di un «Piano Casa»
Al di là del calo degli investimenti in edilizia, c’è un altro fenomeno su cui l’osservatorio dell’Ance accende i riflettori: la crisi abitativa. Nelle grandi città, si legge nei dati diffusi oggi, ci sono 10 milioni di famiglie con un reddito fino a 24mila euro che non riescono a comprare casa. Milano, Roma e Napoli vengono indicate come le tre metropoli con i prezzi meno accessibili. L’associazione stima che le famiglie spendono in media la metà del proprio reddito per pagare la rata del mutuo, mentre il 20% meno abbiente arriva a spendere anche più di due terzi del reddito mensile. Lo stesso discorso vale anche per l’affitto, che nelle grandi città – si legge nel documento dell’Ance – è diventato ormai fuori portata per le famiglie più fragili.
Nelle scorse settimane, Ance e Confindustria hanno presentato una proposta di un piano casa per i lavoratori e le famiglie, «così da soddisfare il bisogno strutturale di alloggi a un costo sostenibile», precisa Brancaccio. Il piano dell’associazione dei costruttori passa da tre pilastri: semplificazioni urbanistiche e amministrative; misure fiscali; sviluppo di strumenti finanziari e di garanzia che rendano possibile la partecipazione all’investimento dei privati. «Ormai è chiaro a tutti – ha detto Brancaccio – che questo problema sociale ha delle implicazioni profonde e determina evidenti difficoltà allo sviluppo delle persone e delle famiglie a una vita serena e finalizzata a progetti di crescita».
Foto copertina: ANSA/Daniel Dal Zennaro