Perché hanno indagato Giorgia Meloni, cosa succede ora e l’ipotesi che sia lei a riferire in Parlamento
Il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, ha scelto di iscrivere la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in relazione al caso del trafficante di migranti Almasri, decidendo al contempo di muoversi con tempistiche molto rapide. E, allo stesso tempo, ha preso una strada che evita ogni valutazione preliminare, che invece era in suo potere fare. Tutto parte, come ha spiegato la stessa premier nel video diffuso oggi pomeriggio, dalla denuncia presentata alla procura di Roma, dall’avvocato ed ex sottosegretario di Italia dei Valori, Luigi Li Gotti, famoso soprattutto per aver affiancato grandi pentiti di mafia negli anni ’80, a cominciare da Tommaso Buscetta.
La denuncia
Li Gotti presenta una denuncia accusando Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e quello dell’interno, Matteo Piantedosi, di aver liberato illegittimamente il torturatore libico, Omar Almasri, ritenuto responsabile del carcere di Mitiga e accusato di omicidio e violenza sessuale dalla Corte penale internazionale che per questo ha spiccato un mandato di cattura, il 18 gennaio scorso poi corretto su alcuni errori “materiali” – ma non è chiaro su quali punti – il 25 gennaio, quando l’uomo era già stato rimpatriato dopo essere stato scarcerato dalla corte d’appello di Roma, perché il tribunale non aveva ricevuto la richiesta da parte di via Arenula, indispensabile per dare attuazione alle richieste della Cpi. Le accuse sono quindi di favoreggiamento, per aver lasciato andare il militare ricercato, e di peculato per averlo rimpatriato con un aereo della presidenza del Consiglio, il 21 gennaio.
Come funziona il tribunale dei ministri
Una volta ricevuta la denuncia, la procura di Roma aveva quindici giorni di tempo per inviare gli atti al tribunale dei ministri. Avrebbe però potuto fare una prima valutazione informale, senza atti di indagine ma con “accertamenti preliminari” e inviare il fascicolo chiedendo contestualmente l’archiviazione. Lo Voi ha invece scelto di lasciare aperta ogni ipotesi. Starà ora al tribunale dei ministri valutare la situazione e decidere il da farsi: ha novanta giorni di tempo per fare le indagini. Alla fine di questo periodo le strade sono solo due: la richiesta di archiviazione, non impugnabile (è invece impugnabile per i reati non ministeriali) e l’invio alla procura perché chieda alle Camere l’autorizzazione a procedere.
Il dibattito in aula
Giusto domani, mercoledì 28 gennaio, i ministri Nordio e Piantedosi erano attesi prima alla Camera e poi al Senato per riferire sul caso Almasri. Ma in serata fonti di governo hanno fatto sapere che l’informativa «per il momento salta»: visto l’aggravarsi della situazione sarà riprogrammata, come è già stato fatto sapere «informalmente» ai presidenti di Camera e Senato. A questo punto potrebbe essere la premier stessa a metterci la faccia e andare in Aula a chiarire tutta la vicenda: Meloni starebbe valutando in queste ore proprio questa possibilità. Ma è un passaggio delicato, a questo punto, anche dal punto di vista giudiziario.