Mattarella e l’abisso di Auschwitz: «Così l’Italia fu complice». L’appello di Liliana Segre ai ragazzi: «Mollate il cellulare e studiate la Storia» – I video
Auschwitz è stata «la conseguenza diretta delle leggi razziste, ignominiosamente emanate anche in Italia dal regime fascista e della furia antiebraica nazista, di cui il regime fascista e la Repubblica di Salò furono complici e collaboratori, fino alla “soluzione finale”. Auschwitz rappresenta l’abisso più profondo e oscuro mai toccato nella storia dell’umanità». Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella oggi alla celebrazione del Giorno della memoria al Quirinale. Non un evento avvenuto “altrove”, dunque, ma preparato e realizzato con la decisiva collaborazione dell’Italia fascista, come riconosciuto ieri dalla stessa premier Giorgia Meloni. Un discorso, quello di Mattarella, pronunciato all’indomani della visita ad Auschwitz, dove ieri capi di Stato e di governo di tutto il mondo si sono ritrovati per commemorare l’80esimo anniversario della liberazione del lager, alla presenza anche di decine di sopravvissuti e testimoni, ritornati verso quel luogo di morte da tutto il mondo. «Auschwitz provoca sempre infinito orrore, scuote le nostre coscienze, le nostre convinzioni. Genera angoscia, turbamento, interrogativi laceranti. Non si va, non vi si può andare, come se fosse solo un memoriale di un’epoca passata, un sito storico oggi trasformato in un monumento alle vittime di tanta sofferenza. Da Auschwitz – smisurato cimitero senza tombe – si torna ogni volta sconvolti», ha detto Mattarella di fronte alle più alte cariche dello Stato, oltre che ai superstiti Liliana Segre, Edith Bruck, Sami Modiano, Andra e Tatiana Bucci.
La lezione per oggi e il ruolo della Costituzione
La commemorazione internazionale svolta lunedì ad Auschwitz, se non altro, ha avuto il merito di «rinnovare un patto tra le nazioni e i popoli che, in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando, in cui la violenza, l’aggressione, l’inimicizia, la guerra sembrano voler prendere il sopravvento, accende una speranza», ha sottolineato Mattarella. Una speranza da coltivare gelosamente. «Non cediamo allo sconforto. Abbiamo fiducia nel futuro dell’umanità, nella saggezza dei popoli, nella determinazione di tante donne e tanti uomini in grado di impedire con onestà e coraggio che forze oscure possano prevalere sull’aspirazione naturale dell’umanità alla pace, alla giustizia, alla fratellanza. Ripetiamo allora anche noi, con particolare determinazione in questi nostri giorni, nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, nelle case e nelle piazze, quel grido forte e alto, che proviene, ogni giorno e per sempre, dal recinto di Auschwitz: “Mai più!“». Alleata chiave in questo sforzo è, in Italia, la Costituzione repubblicana. Che, ha rimarcato il presidente della Repubblica, «è nata e vive per cancellare i principi, le azioni, le parole d’ordine del cupo dominio nazifascista, di cui il sanguinoso conflitto mondiale e i campi di sterminio furono gli esiti crudeli e inevitabili». Ed è la stessa Carta, ha richiamato Mattarella, a dare la bussola contro ogni riemergente seme di odio, a partire dal «risorgente antisemitismo, una piaga in crescita, che respingiamo con forza: gli italiani di origine ebraica hanno dato un fondamentale contributo alla costruzione italiana ed europea, sono in casa propria, quella condivisa con tutti gli altri concittadini, liberi, protetti, rispettati e tali hanno il diritto di sentirsi. È la Costituzione a stabilirlo solennemente».
Liliana Segre e l’indifferenza dell’Italia del ’44
Alla celebrazione al Quirinale ha preso parte anche la senatrice a vita Liliana Segre, che ha ripercorso rispondendo alle domande di alcuni studenti il suo viaggio verso l’orrore di Auschwitz, e il ritorno. «Con grande indifferenza della città di Milano il 30 gennaio del 1944 siamo stati portati su camion scoperti, tra calci e pugni di tedeschi e fascisti, fummo caricati su vagoni bestiame». Indifferenza, proprio la parola che oggi incombe all’ingresso del Memoriale della Shoah di Milano edificato là dove partirono i treni della morte. Dopo l’approvazione delle leggi razziali «solo tre delle mie compagne di scuola rimasero mie amiche e continuarono a invitarmi. Anche la maestra fu indifferente, come il mondo intorno a me», ha ricordato Liliana Segre, sottolineando come «nel ricco vocabolario italiano non ci sono le parole per descrivere quello che sono state le persecuzioni, i campi di sterminio».
La pistola abbandonata dal kapò e la scelta della pace
L’incubo durò 15 infiniti mesi, e persino con la Germania sconfitta e i lager finiti i deportati continuarono ad essere trucidati: tramite le famigerate marce della morte ordinate dalle SS in un’assurda ultima fuga dai campi di sterminio. «Mi pare che nella marcia della morte siamo partiti in 58mila, degli scheletri: sentivo quelli che cadevano che non ce la facevano, allora si sentiva uno sparo, io camminavo, volevo vivere», ha ricordato ancora una volta Liliana Segre. Quando la marcia finì, era ormai il 1° maggio 1945, ci fu un momento di svolta: la liberazione coincise con una scelta drammatica. Il suo carceriere lasciò cadere la sua pistola e si spogliò della divisa per provare a mischiarsi coi reduci del lager. In quel momento l’allora 14enne Liliana realizzò che avrebbe potuto raccogliere quella pistola e sparare alla guardia tedesca. Fu un attimo. «Non raccolsi per fortuna quella pistola, capii che io ero diversa, non avrei mai potuto uccidere nessuno. E diventai una donna di pace».
La raccomandazione ai giovani
Rispondendo alla domanda di una studentessa che le chiedeva come vivere senza conflitti, la senatrice a vita ha detto che «l’accoglienza risolverebbe tutti i problemi», ma ha fatto appello anche all’importanza dell’educazione. «Studiate la storia, soprattutto quella dell’ultimo secolo, e la geografia, e poi staccatevi dalla terza mano che avete tutti in tasca sul telefonino», è il consiglio spassionato che Liliana Segre ha dato a Silvia ed Emanuele, i due giovani intervenuti alla cerimonia al Quirinale in rappresentanza degli studenti italiani.
In copertina: La senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau, durante la celebrazione del Giorno della Memoria al Quirinale – Roma, 28 gennaio 2025 (Ansa/Ettore Ferrari)