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Quentin Tarantino vuole fare solo il papà: «Il prossimo film? Non prima dei 6 anni di mio figlio»

28 Gennaio 2025 - 13:59 Gabriele Fazio
Il regista americano, che oggi si divide tra tra Usa e Israele, ha raccontato di non avere alcuna fretta di tornare sul set

Il rapporto tra Quentin Tarantino e il Sundance Film Festival, il più importante festival di cinema indipendente del mondo fondato da Robert Redford, è speciale. Lì infatti fu presentato per la prima volta Reservoir Dogs (Le iene in Italia), esordio alla regia per quello che oggi viene considerato uno dei più grandi innovatori della settima arte. Ieri il regista di Knoxville classe 1963 si è presentato a sorpresa per una chiacchierata pubblica durante la quale, come al solito, non si è trattenuto dal parlare apertamente di ogni argomento, compreso quello che più di ogni altro negli ultimi tempi lo coinvolge, ovvero il suo futuro. «Non ho fretta di tornare sul set – ha detto – Lo faccio da trent’anni. Il mese prossimo mio figlio compirà 5 anni e mia figlia ne ha due e mezzo. Quando sono in America, scrivo. Quando sono in Israele? Sono un “abba”, che significa padre». La sua vita infatti al momento è divisa tra Stati Uniti e Israele, paese d’origine della moglie, la cantante israeliana Daniella Pick. «Non mi alletta l’idea di partire per un lungo progetto quando i miei figli sono troppo piccoli per capirlo – ammette il regista -. In un certo senso, non voglio girare il prossimo film fino a quando mio figlio non avrà almeno sei anni. A quel punto potrà comprendere meglio e sarà un ricordo che lo accompagnerà per tutta la vita».

Tra teatro e cinema

L’argomento che più tiene sulle spine il pubblico mondiale è il futuro di Quentin Tarantino e questa “minaccia” dell’ultimo film della carriera che incombe. Una sorta di ricerca che ormai dura da anni per il regista di pietre miliari come Pulp Fiction, la saga di Kill Bill, Bastardi senza gloria e Django Unchained. Anche su questo Tarantino è assai aperto: «In questo momento, sto scrivendo un’opera teatrale e probabilmente sarà il prossimo progetto che porterò a termine. Se sarà un fiasco non la trasformerò mai in un film, ma se si rivelerà un successo straordinario, potrebbe diventare il mio ultimo film». Il teatro definito nella conversazione con Elvis Mitchell, noto critico cinematografico, «l’ultima frontiera, una vera sfida», a differenza del cinema, contro il quale si scaglia ferocemente: «Che cazzo è un film oggi? Una cosa che va nei cinema per un’uscita simbolica di quattro fottute settimane e dopo due puoi guardarlo in televisione».

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