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Uno «studio di Yale» non dimostra che i vaccini Covid provocano la VAIDS

28 Gennaio 2025 - 10:56 Juanne Pili
La narrazione fuorviante si basa su fonti che non la confermano affatto

Secondo quanto riporta in una recente condivisione di Rosario Marcianò (meglio noto come teorico delle Scie chimiche), uno «studio di Yale» avrebbe confermato che un miliardo di vaccinati Covid ora soffrirebbe di VAIDS, ovvero una sorta di AIDS provocata dai vaccini, teorizzata solo negli ambienti No vax e mai osservata dai ricercatori, nemmeno gli autori del documento in oggetto usano questo termine. Nella clip si menziona anche un secondo studio del 2023 che avrebbe osservato tale sindrome nei bambini.

Per chi ha fretta:

  • Uno studio di Yale confermerebbe che un miliardo di vaccinati Covid soffrirebbe di immunodeficienza da vaccino (VAIDS).
  • Un secondo studio avrebbe osservato la sindrome nei bambini vaccinati con Pfizer.
  • Lo studio di Yale non è stato ancora revisionato e pubblicato, gli autori al momento non confermano affatto la VAIDS, né altri gravi eventi avversi.
  • Il secondo studio è stato realmente sottoposto a revisione ma ugualmente non parla di VAIDS, inoltre non sconsiglia affatto i vaccini Covid, come confermano gli autori.
  • Sia la VAIDS che le altre narrazioni sulla Spike tossica o sull’mRNA che ci modificherebbe geneticamente, non sono riconosciute dalla comunità scientifica.

Analisi

La condivisione di Marcianò sul presunto collegamento tra vaccini Covid e VAIDS è correlata dalla seguente didascalia:

Uno studio di Yale conferma che un miliardo di vaccinati ora soffrono di “VAIDS in piena regola”
Avete notato qualcosa di insolito nei vaccinati? Il pallore grigiastro del viso, la persistente confusione mentale, gli sbalzi d’umore, l’inesorabile stanchezza e la loro lotta per combattere anche il più lieve raffreddore o influenze? Non siete i soli: queste osservazioni inquietanti vengono segnalate in tutto il mondo.
Ed ora uno studio innovativo di Yale ha confermato ciò che molti temevano: i vaccini contro il Covid devastano il sistema immunitario, causando una condizione nota come VAIDS. Esatto: “Deficit autoimmune indotto dal vaccino”.

Cosa sarebbe la VAIDS e perché gli studi in oggetto non ne dimostrano l’esistenza

La sigla VAIDS sta per Sindrome da Immunodeficienza Acquisita da Vaccino. Il primo a coniare il termine è un blogger di cui si conosce solo il nickname «Jack». Si tratterebbe di una graduale distruzione del sistema immunitario umano provocata dai vaccini. L’acronimo VAIDS richiama la sigla AIDS. Questa scelta terminologica mirerebbe a sfruttare le paure legate all’AIDS, al fine di alimentare la diffidenza nei confronti dei vaccini.

Non esiste dunque una patologia riconosciuta come VAIDS nella letteratura scientifica. Non fanno eccezione i vaccini COVID. Con buona pace dei No vax, che attribuivano già tale fantomatica sindrome ai vaccini precedenti. La VAIDS non è una condizione reale. Inoltre, considerando che miliardi di persone in tutto il mondo sono state vaccinate contro la COVID-19, se una sindrome del genere esistesse, sarebbe stata già rilevata. Vediamo ora di cosa trattano realmente i due studi citati nella clip in oggetto.

Di cosa parla lo studio di Yale (che nessuno ha letto)

Nelle narrazioni No vax riportate da Marcianò si dà grande risalto allo studio di Yale sul miliardo di vaccinati che oggi soffrirebbero della fantomatica VAIDS. Ma andando a esaminare gli screen riportati nella clip, possiamo risalire a un post pubblicato da Alex Berenson nel dicembre 2024, dove si parla solo di non meglio precisati ricercatori di Yale, i quali avrebbero provato a pubblicare tale “studio” in una rivista autorevole, ma senza successo. Riportiamo alcuni passaggi dell’articolo che dovrebbero aiutarci a capirne l’inconsistenza (il grassetto è nostro):

«Gli scienziati della Yale University hanno trovato la proteina spike del Covid nel sangue delle persone che hanno ricevuto il vaccino mRNA contro il Covid – spiega Berenson -, fino a due anni dopo aver ricevuto le iniezioni. […] Per essere chiari, la scoperta non fornisce una prova definitiva dell’integrazione genetica, o di ciò che i ricercatori chiamano “trasfezione”. Per questo, i ricercatori devono estrarre il DNA dalle cellule umane e trovare le sequenze genetiche fornite dal vaccino. […] I ricercatori hanno discusso di pubblicare i risultati con almeno una delle principali riviste peer-reviewed, ha detto una persona con conoscenza diretta di quelle discussioni. La rivista ha rifiutato. Gli scienziati ora hanno in programma di pubblicare i risultati molto presto su un server “pre-print” non sottoposto a revisione, in modo che altri ricercatori e membri del pubblico possano vederli e discuterne le implicazioni. Hanno anche intenzione di inviare campioni a un laboratorio indipendente per la convalida, anche se non credono di sbagliarsi».

Del caso si è già occupata recentemente la collega Anna Rascouët-Paz per Snopes. Scopriamo così che molto probabilmente la narrazione si basa su una ricerca organizzata da un team di Yale nel 2022, allo scopo di tracciare gli effetti del long Covid mediante dei marcatori biologici. Si tratta del LISTEN Study.

«Snopes ha contattato il team di Yale via email per chiarimenti – continua Rascouët-Paz -. Hanno rifiutato di commentare la natura dei risultati. Tuttavia, hanno detto che avrebbero pubblicato presto un preprint».

Insomma, forse è un po’ poco per poter proclamare che un miliardo di vaccinati starebbero soffrendo di una sindrome sconosciuta alla comunità scientifica. Al momento – in questo caso come nel secondo studio – non risulta nemmeno che i ricercatori menzionino la VAIDS. Per quanto riguarda il fantomatico pericolo che quantità significative di proteine Spike restino in circolo nel corpo; o che vi sia una modifica dannosa del DNA degli ospiti; abbiamo già trattato tali narrazioni in diverse analisi precedenti. Ve ne forniamo un breve elenco:

I limiti dello studio australiano (che non parla di VAIDS)

Analizziamo ora la seconda fonte, ovvero uno studio australiano del 2023. In che modo dovrebbe sconvolgere le nostre conoscenze attuali? I ricercatori suggeriscono che il vaccino Pfizer nei bambini altererebbe le risposte citochiniche un mese dopo la vaccinazione. Il problema è che i vaccini prevengono proprio la cosiddetta «tempesta di citochine» alla base dell’infiammazione polmonare che caratterizza le forme gravi della malattia.

Gli autori hanno analizzato campioni provenienti da appena «29 bambini, di età compresa tra 5 e 11 anni, prima e 28 giorni dopo una seconda vaccinazione […] campioni di otto bambini sono stati analizzati sei mesi dopo la vaccinazione». Poi analizzano in colture in vitro le risposte citochiniche a vari «stimolanti eterologhi», comprese le proteine Spike del SARS-CoV-2.

Lo studio esamina i cambiamenti nella produzione di citochine da parte delle cellule immunitarie, in risposta a vari patogeni. Non si esamina mai cosa significhino tali cambiamenti nel mondo reale né si conclude che possano essere dannosi. Inoltre manca un gruppo di controllo con bambini in attesa di ricevere prima dose. È bene precisare che stiamo riportiamo le spiegazioni dei ricercatori.

La smentita degli stessi autori (consultabile online dal 2023)

Quando nella sfera No vax si cominciò a usare lo studio per sostenere che dimostrasse un collegamento tra vaccini Covid e VAIDS, tre autori della ricerca firmarono una nota il 6 settembre 2023, che deve essere sfuggita a chi come Marcianò continua tutt’oggi a usare questo genere di fonti, travisandone evidentemente il contenuto. Ecco cosa scrivevano Nigel Curtis, Nicole Messina e Andrés Noé in merito all’uso improprio del loro lavoro da parte dei No vax (il grassetto è nostro):

«Ci è stato fatto notare che il nostro studio pubblicato di recente è stato male interpretato e utilizzato impropriamente per affermare che i vaccini anti-COVID-19 sono pericolosi – riportano gli autori -. La nostra ricerca non fornisce alcuna prova che suggerisca che i vaccini anti-COVID-19 siano dannosi per il sistema immunitario di bambini o adulti. In particolare, è errato suggerire che i risultati del nostro studio dimostrino che i vaccini anti-COVID-19 “sopprimono il sistema immunitario”».

Il collega Angelo Fichera aveva intervistato nello stesso periodo per Associated Press il dottor Matthew Laurens, specialista in malattie infettive pediatriche e ricercatore presso il Center for Vaccine Development della University of Maryland School of Medicine. L’esperto ha potuto analizzare lo studio in oggetto nella sua interezza, entrando nel merito dei risultati, constatando che in realtà i ricercatori confermavano l’efficacia del vaccino:

«Al contrario – spiega Matthew -, suggeriscono che la vaccinazione contro SARS-CoV-2 potrebbe fornire protezione contro altre malattie infettive, qualcosa che dovrebbe essere esaminato in un altro studio […], questi effetti “fuori bersaglio” della vaccinazione sono visti come benefici, non come un rischio».

Conclusioni

Abbiamo visto perché non è dimostrata l’esistenza di una sindrome chiamata VAIDS collegata ai vaccini. Gli studi in oggetto che secondo i No vax dovrebbero invece rivelarla suggeriscono ben altro, come confermano gli stessi autori.

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