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Le società in Turchia, gli avvocati di Londra, il big match della Juve e il Rolex. Cosa faceva davvero Almasri in Europa?

29 Gennaio 2025 - 13:31 Simone Disegni
Il generale libico «sfuggito» all'Italia ha girato indisturbato per due settimane tra Uk, Belgio, Germania e Montecarlo prima di essere fermato a Torino. Ecco i suoi traffici

Capo della polizia giudiziaria, nei fatti torturatore in capo di migranti. Ma anche uomo d’affari, almeno in via ufficiale, a suo agio negli hotel di lusso di mezza Europa. Cittadino libico, ma anche turco, e con terzo passaporto della Repubblica Dominicana. Bestia nera per i reclusi delle prigioni libiche, e al contempo amante del calcio, delle belle macchine e degli orologi di lusso. Sono i mille volti di Osama Najeem Almasri, il super-ricercato dalla Corte penale internazionale la cui «espulsione» verso la Libia da parte dell’Italia ha portato a un terremoto politico-giudiziario per il governo Meloni. Nello Scavo è il giornalista italiano che meglio ne conosce il profilo: lo tracciò già nel 2023 nel suo libro Le mani sulla Guardia Costiera (Chiarelettere). Oggi, sulle colonne di Avvenire, Scavo torna su di lui per squadernare le identità multiple del pericoloso “dirigente” libico. E su alcuni dettagli inconfessabili del suo viaggio indisturbato a spasso per l’Europa nelle prime settimane del 2025.

I tre passaporti, le società e le carte di credito

Sul suo biglietto da visita con cui Almasri si sposta all’estero compare la dicitura «general manager». Di cosa? Di due società con sede in Turchia e numeri di telefono di riferimento in Regno Unito e in Canada. Oltre al suo cellulare personale, questo sì libico. Le aziende si chiamano rispettivamente “Al-Asale Al-Dahabiye 1” e “Al-Asale Al-Dahabiye 2”. Non è chiaro di cosa si occupino, ammesso che dietro ai nomi e ai recapiti ci sia davvero qualche attività. Per confondere le acque e minimizzare i rischi, Almasri viaggia presentando con ogni probabilità uno degli altri due passaporti che possiede. Il primo è emesso dalla Turchia, Paese di cui ha anche la carta d’identità e in cui è di casa, a quanto sembra: nel suo portafoglio – riporta Scavo – c’è anche la chiave elettronica di un appartamento al Mavera Park, un esclusivo complesso residenziale alle porte di Istanbul. Il secondo passaporto lo ha dall’agosto del 2022 ed è emesso dalla Repubblica Dominicana: paradiso fiscale la cui cittadinanza – la si “compra” per qualcosa come 100mila dollari, un conto bancario in attivo e buone entrature – consente di viaggiare senza visto d’ingresso in oltre 40 Paesi. Problemi di cassa certamente Almasri – letteralmente «l’egiziano» – non pare proprio averne: viaggia con due carte Visa e sei Mastercard, emesse da banche turche e britanniche. Delle quali si servirà per acquistare un Rolex nuovo di zecca. Ma a cos’altro è finalizzato il suo viaggio in Europa?

Un orologio Rolex Submariner Hulk del tipo di quello acquistato da Almasri nel suo viaggio in Europa

A spasso per l’Europa

Secondo quanto ricostruito dal Foglio sulla base di «fonti qualificate», Almasri è partito da Tripoli il 6 gennaio. Fa tappa subito a Roma, ma solo per uno scalo – a Fiumicino. La destinazione iniziale del suo viaggio è Londra. Qui si trattiene per una settimana. Per traffici legati alle sue misteriose società? Secondo Scavo, nella capitale britannica il generale viene ricevuto da un noto studio legale inglese specializzato in diritto dell’immigrazione. Una settimana dopo, lunedì 13 gennaio, Almasri sale sul treno per tornare sul continente europeo: destinazione Bruxelles. Dalla capitale belga, viaggiando «in macchina con un amico», si sposta a Bonn. Qui, sempre secondo Il Foglio, si ferma per due giorni e assiste a una partita di calcio. Non è chiaro quale, considerato che la squadra principale dell’ex capitale tedesca, il Bonner Sport-Club, milita in una serie minore e non risulta aver disputato partite quella settimana. Sia come sia, qui Almasri insieme ad alcuni amici noleggia una Mercedes e parte per un tragitto più lungo. Destinazione Montecarlo. A questo punto iniziano i primi problemi per il libico. I viaggiatori vengono fermati lungo il tragitto dalla polizia: è solo un controllo di routine, possono proseguire. Ma nelle stesse ore la macchina giudiziaria internazionale si è già messa in moto. A smuovere le acque – dieci giorni dopo l’arrivo in Europa di Almasri – è la transazione con cui ha noleggiato l’auto in Germania. Il generale ha presentato la sua patente turca e ha dichiarato di voler riconsegnare la Mercedes a Roma Fiumicino. La somma delle due informazioni, rivela oggi Scavo, fa scattare l’alert dell’intelligence tedesca. Che a sua volta mette in moto l’unità investigativa della Corte penale internazionale, dove giace da mesi una richiesta di arresto internazionale a carico di Almasri.

I giocatori della Juve esultano dopo la vittoria nello scontro col Milan. A godersi la scena sugli spalti dello Juventus Stadium di Torino c’è anche Almasri (Ansa/Alessandro Di Marco)

I controlli di polizia, il mandato dell’Aja e il pasticcio dell’Italia

A Monaco il gruppo di amici libici viene sottoposto a un ulteriore controllo di polizia: non emergono irregolarità. È qui con ogni probabilità che Almasri acquista il suo nuovo orologio di lusso, un Rolex Submariner Hulk dal prezzo consigliato di 9mila euro, difficilissimo da reperire. A questo punto, è sabato 18 gennaio, Osama e i suoi amici cambiano la Mercedes con un’auto più spaziosa e si mettono in viaggio verso Torino. Quella sera, come noto, allo Stadium si gioca Juve-Milan. Una grande classica della Serie A dal fascino internazionale, anche se le due squadre sono ben lontane dai fasti di un tempo. Il resto della storia è noto: il mandato d’arresto internazionale finalmente spiccato dalla Cpi, l’allerta alle autorità italiane, l’arresto in hotel nella notte tra sabato e domenica. La Corte dell’Aja quel mandato di cattura al generale che ha guidato le torture sui migranti nella prigione di Mitiga l’ha notificato a quel punto anche ad altri cinque Paesi firmatari, tra cui certamente Francia, Belgio e Germania. Ma Almasri pochi giorni più tardi sarà di nuovo al riparo dal mandato perché a casa sua, a Tripoli. Ce lo ha riportato, dopo la mancata convalida dell’arresto per «irregolarità» nella sua esecuzione, un volo di Stato italiano. Che quel 22 gennaio, rivela Scavo, attendeva lo scomodo ospite sulla pista dell’aeroporto di Torino già da otto ore, quando la corte d’appello di Roma non si era ancora neppure pronunciata. Meloni e i suoi ministri Nordio e Piantedosi hanno ancora molto da chiarire, sulla vicenda.

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