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Blitz in casa delle attiviste femministe Valeria Fonte e Carlotta Vagnoli: «Noi perquisite, pc e cellulari sequestrati»

29 Gennaio 2025 - 21:36 Alba Romano
valeria fonte e carlotta vagnoli
valeria fonte e carlotta vagnoli
Selvaggia Lucarelli rivela sui social che si tratterebbe di un'inchiesta in corso per diffamazione. La replica: «Non fa lei i processi»

Le scrittrici e attiviste femministe Valeria Fonte e Carlotta Vagnoli hanno denunciato sui social di aver subito una perquisizione in casa e il sequestro di cellulari e pc. «Ieri 28 gennaio alle 7.30 ho subito una perquisizione in casa mia da parte di sei poliziotti. Sia degli ambienti, sia personale. Mi è stato chiesto di spogliarmi, completamente, e di fare uno squat. Sono stata controllata anche fra i capelli e dentro le orecchie», ha raccontato Fonte in una storia dal suo profilo Instagram. «Sono stati sequestrati tutti i miei dispositivi, smartphone, pc e anche l’agenda, di conseguenza sarà costretta a razionare il normale svolgimento della mia attività politica in attesa di ricevere indietro i miei device», ha aggiunto. «La stessa sorte è capitata a Vagnoli, stando al suo racconto sui social. «Ieri mattina presto è avvenuta una perquisizione da parte della polizia municipale presso il mio domicilio che ha portato il sequestro dei miei device elettronici. Sono collaborativa e serena per più motivi», si legge in una storia social.

Lucarelli: «Indagate per diffamazione». Vagnoli: «Non fa lei i processi»

Cosa sia realmente accaduto e quali siano i motivi della perquisizione, le attiviste non lo hanno ancora chiarito. Per ora. Tuttavia, Selvaggia Lucarelli ha fatto sapere – nella sua newsletter – che Vagnoli e Fonte sarebbero «indagate per stalking e diffamazione aggravata». E che «l’accusa racconta una brutta storia di vessazioni nei confronti di un attivista accusato di essere un abuser (autore di un abuso, ndr)». Non tarda ad arrivare la replica di Vagnoli, che nelle sue stories social premette, innanzitutto, di essere serena perché ha la «certezza che la magistratura comprenda che le mie azioni sono sempre avvenute nella più piena legalità, ma soprattutto nell’interesse delle istanze per cui mi batto da sempre, ovvero la protezione delle vittime di violenza maschile contro le donne». Poi, la replica alla giornalista del Fatto: «Sono ancora convinta che i processi non li faccia Selvaggia Lucarelli in base ad amicizie e inimicizie». E infine, ci tiene ad aggiungere: «In un paese in cui neanche le più palesi vittime di violenza e stalking riescono ad accedere al 612 bis, ovvero l’articolo del codice penale che disciplina gli atti persecutori, trovo tristemente ironico che delle persone abusanti si appellino proprio a quella norma per punire chi difende gli interessi delle vittime di violenza».

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