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Come è andata quella volta che Fratelli d’Italia denunciò per peculato l’allora premier Giuseppe Conte

29 Gennaio 2025 - 14:22 Ugo Milano
giorgia meloni giuseppe conte fratelli d'italia peculato premier
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Il precedente simile al caso di Meloni per Almasri: nel 2020 fu FdI a presentare un esposto contro l'allora presidente del Consiglio

Se per Fratelli d’Italia (e alleati politici) l’iscrizione della premier Giorgia Meloni nel registro degli indagati per il caso Almasri è «giustizia a orologeria», cinque anni fa denunciare il presidente del Consiglio per peculato era invece un atto politico normale. Meloni – insieme ai ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano – è infatti indagata per “uso improprio”, esattamente come nel 2020 l’allora premier Giuseppe Conte dopo un esposto della parlamentare di FdI Roberta Angelilli. In entrambi i casi, dopo la notifica dell’iscrizione nel registro da parte della procura di Roma, il fascicolo è passato al Tribunale dei ministri. La causa contro Conte fu poi archiviata, per le valutazioni su Meloni bisognerà attendere qualche settimana.

Il caso Conte: la compagna, la scorta e l’interrogazione della Iena

La denuncia di Fratelli d’Italia contro l’ex premier Giuseppe Conte contestava un «uso improprio della scorta». Il 26 ottobre 2020 la sua compagna Olivia Paladino fu “soccorsa” dagli uomini della scorta del premier sotto casa mentre tentava di sottrarsi alle domande di Filippo Roma, inviato de Le Iene. Paladino prima si rifugiò nel supermercato vicino – dove lasciò una sua borsa a un impiegato del negozio – e poi, dopo qualche minuto, gli agenti intervennero in suo aiuto. Dopo diverse interrogazioni da parte della Lega e la denuncia della parlamentare Angelilli, la procura di Roma interrogò lo stesso Filippo Roma come persona informata sui fatti. Questa la grande differenza tra il caso Conte e il caso Meloni, che è stata iscritta nel registro degli indagati come atto dovuto come sottolineato dalla magistratura.

L’archiviazione dell’accusa

Il fascicolo contro Conte fu, come da prassi, inviato al Tribunale dei ministri. Il 30 marzo 2021 fu ufficializzata l’archiviazione del procedimento per peculato, dando ragione all’ex premier che sosteneva che «non era mai stata usata la macchina della scorta e non c’era stato alcun intervento». E che Conte stesso «non era informato» sulla questione, avendo appreso quanto era successo solo una volta uscito di casa qualche minuto dopo rispetto alla compagna.

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