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La svolta storica (e pacifista) dell’Università di Pisa: primo ateneo in Italia a vietare la ricerca per la produzione di armi

29 Gennaio 2025 - 23:39 Ygnazia Cigna
universita pisa no armi
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L'annuncio del Rettore: «Sono tempi drammatici. È nostro compito dare un segnale esplicito a favore della pace»

Svolta pacifista dell’Università di Pisa. L’antico ateneo ha approvato una modifica storica al proprio statuto, sancendo ufficialmente il suo impegno per la pace, la sostenibilità e la responsabilità sociale. Con questa decisione, l’ateneo diventa il primo in Italia a integrare questi principi nelle proprie norme fondamentali, mettendo nero su bianco un netto rifiuto verso qualsiasi coinvolgimento nella ricerca militare. «In questi tempi drammatici in cui la vita e la dignità umana hanno subito pesanti attacchi, è indispensabile che l’Università dia un segnale esplicito della sua scelta di campo a favore della pace e si dissoci da ogni attività volta allo sviluppo di armamenti», ha dichiarato il rettore Riccardo Zucchi. La presa di posizione non è solo simbolica: tra le novità introdotte, c’è un chiaro divieto alla partecipazione dell’ateneo in attività finalizzate alla produzione, sviluppo e perfezionamento di armamenti.

Cosa c’è nelle modifiche dello Statuto

Le modifiche riguardano i primi quattro articoli dello statuto e ridefiniscono il ruolo dell’università: l’ateneo – si legge ora nel primo articolo – «promuove una cultura di pace, il rispetto dei diritti umani e l’impegno per lo sviluppo sostenibile». Una linea che segna un cambiamento concreto, specialmente nell’ambito della ricerca. All’articolo 2, il nuovo statuto prevede che l’Università «riconosce la pace quale principio fondamentale e si impegna a promuoverne l’applicazione nell’ambito di tutte le proprie attività istituzionali». Nel terzo articolo, viene ribadito che l’ateneo «condivide i principi della ricerca e innovazione responsabile». Infine, il comma 8 dell’articolo 4 va dritto al concreto: l’università «non sostiene e non partecipa ad alcuna attività finalizzata alla produzione, allo sviluppo e al perfezionamento di armi e sistemi d’arma da guerra». Una scelta netta, che potrebbe avere conseguenze sugli accordi di collaborazione con enti e aziende operanti nel settore della difesa. Mentre diverse università italiane continuano a essere coinvolte in progetti di ricerca militare, Pisa decide di prendere una strada diversa, allineandosi a un modello accademico che privilegia la responsabilità etica e sociale. Resta ora da vedere se altri atenei seguiranno l’esempio o se Pisa rimarrà un caso sì virtuoso, ma isolato. Di certo, il messaggio del rettore è chiaro: la ricerca e l’innovazione devono essere al servizio della società, non dell’industria bellica.

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