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Francesco Lo Voi e la storia del volo di Stato negato da Mantovano prima del caso Almasri

francesco lo voi alfredo mantovano
francesco lo voi alfredo mantovano
Il procuratore aveva chiesto un aereo dei servizi per volare da Roma a Palermo. Il sottosegretario glielo aveva negato per i costi: «Almeno 13 mila euro»

Francesco Lo Voi era furioso con il governo perché gli ha tolto il suo volo di Stato? Il procuratore di Roma è finito nella bufera per aver inviato a Giorgia Meloni una comunicazione di iscrizione nel registro degli indagati per il caso Almasri. Dopo l’esposto dell’avvocato Luigi Li Gotti i reati contestati sono favoreggiamento e peculato. Oggi La Verità racconta con dovizia di particolari quello che era già emerso nei giorni scorsi. Ovvero che il procuratore ha fatto ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del sottosegretario Alfredo Mantovano di togliergli l’aereo dei servizi segreti con cui per motivi di sicurezza volava da Roma a Palermo.

Il carteggio

Il quotidiano pubblica il carteggio tra Lo Voi e Mantovano. La prima missiva risale al febbraio 2023: «Richiesta di voli di Stato del procuratore della Repubblica di Roma dottor Francesco Lo Voi» e «diniego di autorizzazione allo stato degli atti».

Il 16 febbraio il magistrato scrive all’Ufficio voli di Stato: «Per quanto possa rilevare, rappresento che – così come in passato – l’uso del volo di Stato consente uno spostamento molto più rapido rispetto a quello dei voli di linea, evita la presenza dello scrivente in ambienti e situazioni di facile riconoscibilità personale (aerei e aeroporti) ed evita altresì l’Impiego di personale di scorta (con le conseguenti spese a carico dell’amministrazione di appartenenza) conseguenti all’utilizzo di mezzi diversi; superfluo segnalare che per lo spostamento da Roma a Palermo o viceversa non è utilmente praticabile l’utilizzazione del mezzo ferroviario o l’uso di autovettura, in considerazione dei lunghissimi tempi di percorrenza, non compatibili con le ragioni di servizio».

La risposta di Mantovano

Mantovano risponde che «la maggiore rapidità dei voli di Stato non è un argomento in sé decisivo se non accompagnato dalla dimostrazione che un tempo di viaggio maggiore sarebbe incompatibile […] con indifferibili esigenze di servizio». Inoltre, il sottosegretario scrive anche che «la presenza della scorta supererebbe le preoccupazioni circa la riconoscibilità». Per questo annuncia di aver incaricato il Servizio voli di fare «una comparazione economica tra il costo complessivo del volo di Stato senza scorta e quello del volo commerciale con scorta».

Il conto arriva con la lettera successiva: il costo del volo di Stato è «di almeno 13.000 euro (a seconda del velivolo utilizzato), mentre il biglietto di andata e ritorno nella stessa tratta su un volo di linea varia dai 400 ai 700 euro per passeggero». E quindi: «Ciò rende il volo di Stato sempre e notevolmente più costoso della soluzione commerciale». Per questo la presidenza del Consiglio dei ministri «delibera di non autorizzare i voli di Stato in oggetto».

Il Consiglio di Stato

A questo punto Lo Voi fa ricorso al Consiglio di Stato. Nel testo il procuratore contesta «la convenienza in termini di costo dell’utilizzo di voli di linea che comporterebbe un risparmio di spesa (per altro, non così rilevante)». Inoltre ribadisce che, a suo giudizio, sussiste l’«inopportunità» di farlo viaggiare con un volo di linea sia «in termini di praticabilità di un trasporto […] di agenti di armati», sia per gli «evidenti rischi a cui potrebbero essere sottoposti gli altri passeggeri». La decisione non è ancora arrivata.

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