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Il Giornale e chi vuole colpire Giorgia Meloni con il caso Almasri: «Dietro ci sono la Germania e la Cpi»

30 Gennaio 2025 - 06:21 Alba Romano
giorgia meloni almasri complotto germania cpi
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Una strategia per fermare la premier, troppo vicina a Trump secondo una fonte anonima. La campagna via Telegram e social e i passaporti diplomatici degli 007 finiti online

C’è un attacco all’Italia dietro il caso Almasri? Ne è convinto Il Giornale, che oggi dice che l’indagine sul torturatore libico nasce per fermare Giorgia Meloni, «troppo stabile, troppo influente, troppo forte in Europa e troppo vicina» a Donald Trump. Una fonte anonima dice a Fausto Biloslavo che «in prima battuta c’è un disegno, una strategia, per mettere in crisi le relazioni fra Roma e Tripoli, ma danno fastidio anche la stabilità del governo italiano e le iniziative in Africa e Medio Oriente». Dietro ci sarebbero «la Germania e la Corte Penale Internazionale». E ci sarebbe anche una campagna in atto via Telegram e social. Fatta di pubblicazione di documenti riservati della procura di Tripoli su contatti tra i servizi segreti italiani e i trafficanti di uomini dal 2017 (governo Gentiloni).

Giovanni Caravelli

Pubblicate anche le fotocopie dei passaporti diplomatici di agenti italiani, tra cui il capo dell’Aise Giovanni Caravelli. Infine, ci sono le partenze dei barconi a gennaio dalla Tripolitana. Che sarebbero favorite dal capo milizia di Sabrata Ahmad Dabbashi, detto «Al Ammu», lo zio. Nel presunto complotto rientrerebbero anche grandi giacimenti petroliferi che dovrebbero venire affidati ad un consorzio con l’Eni capofila a discapito della Total francese. E interessi di paesi europei non «difesi» dalle rispettive intelligence. Mentre si punta il dito contro un controllo del 15 gennaio scorso lungo la strada verso Monaco subito dal comandante libico. Almasri era già stato inserito il 10 luglio 2024, tre mesi prima della chiusura dell’inchiesta della Corte internazionale, nella cosiddetta «blue notice» dell’Interpol. Visibile solo alla polizia tedesca.

La blue notice

Il 18 gennaio la «blue notice» viene estesa dalla Corte de L’Aja a Belgio, Regno Unito, Austria, Svizzera e Francia. Ma non all’Italia dove, secondo il quotidiano, i tedeschi sapevano che si era diretto Almasri. Alle 22.55 del 18 gennaio la Corte chiede all’Interpol di sostituire la blue notice con quella rossa. Che arriva anche all’Italia. All’Aja la giudice messicana, Maria del Socorro Flores Liera, aveva votato contro l’arresto rispetto agli altri due magistrati.

E ancora: «Anche se i presunti crimini sono gravi e giustificano un’indagine e un processo da parte delle autorità competenti (…) non sono d’accordo con i miei colleghi nella misura in cui concludono che la Corte ha giurisdizione per giudicare questi crimini. Sembra che ci sia uno sforzo per forzare un collegamento con gli eventi che hanno attivato la giurisdizione della Corte (la rivolta in Libia contro Gheddafi del 2011 nda). Non posso essere d’accordo con un approccio del genere, che non trova fondamento nel particolare deferimento del Consiglio di Sicurezza, nel quadro giuridico della Corte o nel diritto internazionale più in generale».

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