Perché Sinner non è andato al Quirinale: «Ha diritto agli svaghi, alle vacanze, a innamorarsi»


Angelo Binaghi, presidente della Federtennis, dovrà presentarsi negli uffici della procura federale. Accusato di dichiarazioni lesive e violazione del codice di comportamento. Il fascicolo è stato aperto alla fine del 2024. Lo stesso Binaghi spiega oggi a Repubblica: «Nel 2023 durante le finali di Davis ero stato richiamato dal Garante per un’intervista in cui avevo criticato il presidente del Coni. Sono stato invitato due volte a chiarire il mio pensiero. La vicenda è stata archiviata. Dai rumors che mi arrivano ora, ma mi auguro con tutto il cuore di sbagliarmi, in Giunta Coni, forse come premio per i risultati che sta ottenendo il tennis italiano, si è discusso su un eventuale intervento del Garante su un’altra mia recente intervista».
L’indagine e Sinner
Nel colloquio con Francesco Saverio Intorcia Binaghi spiega perché Jannik Sinner era assente al Quirinale: «Bisogna prima di tutto capire. Sta vivendo una situazione di stress al limite dell’umano. E parliamo di un ragazzo di 23 anni, sottoposto a una pressione massima ovunque. In campo, dove tutti vogliono batterlo. Fuori, perché c’è un giudizio pendente al Tas sul quale sono assolutamente ottimista ma che in linea teorica può devastargli la carriera. Non può più vivere: non può prendere una coca-cola al bar o chiedere dov’è un bagno. E poi lui è troppo disponibile con tutti, sorride, firma autografi e concede selfie senza mai negarsi. Nessuno comprende che è il campione di uno sport individuale esasperato, in cui giri il mondo per undici mesi e sei al limite della resistenza psicologica e fisica».
Secondo Binaghi
Secondo Binaghi Sinner «Ha diritto agli svaghi, a fare le vacanze, a litigare con i suoi amici. A innamorarsi, anche. Tanto più per le scelte che ha fatto a tredici anni che gli hanno tolto molte cose. Vogliamo tutelare un ragazzo che valorizza l’Italia con un’immagine e una condotta impeccabili? Allora accettiamo di lasciarlo in pace. Altrimenti costringiamolo ad andare a Sanremo o da Vespa. Quelli che oggi fanno i censori di Jannik sono gli stessi che lo hanno massacrato perché rinunciò a Tokyo o alla Davis per allenarsi. Una scelta dolorosa e lungimirante. Persino io avevo perplessità quando lasciò un allenatore come Piatti, ma ebbi il buon gusto di tacere, almeno. Qui pontificano tutti. Poi ha sempre avuto ragione lui e nessuno gli ha chiesto scusa».
Proteggere un campione
Il presidente della Federtennis spiega come si protegge un campione: «Mi preoccuperei molto meno del suo stato fisico e molto di più di quegli aspetti relativi alla sfera emozionale e relazionale. Ha bisogno di stare con gli amici veri e le persone con cui è cresciuto».
Infine, dice che «non si può programmare il n. 1 del mondo. Il merito di Jannik è solo dei suoi geni, della famiglia, del contesto in cui è stato educato. Poi il fatto che l’Italia abbia, unico Paese al mondo, 11 giocatori nei primi 100 tra gli uomini, significa che anche lui è cresciuto in un contesto virtuoso che almeno non ha limitato le sue potenzialità. Io sono arrivato nel 2001, l’anno in cui Jannik è nato, e ho trovato una federazione disastrata. Sinner ha usufruito delle nostre riforme, si è appassionato a seguire le partite in chiaro su Supertennis, il nostro canale: prima il tennis in tv era solo per ricchi, e Jannik non aveva la pay-tv. Fosse nato vent’anni prima avrebbe fatto il calciatore. Aggiungo che lui permette agli altri italiani di crescere con meno occhi addosso. E che allo stesso tempo essere il leader del movimento campione del mondo, confrontarsi con altri azzurri di livello, lo aiuta».