Incidente a Washington. Il pattinatore salvo grazie al cane, il precedente, l’ultima richiesta della torre all’elicottero: «Atterra immediatamente» – Il video
«Black Jack Three, puoi ritornare alla base?». Silenzio per qualche secondo. «Black Jack three, procedi immediatamente. Ho bisogno che atterri», ripete il controllore di volo. Ancora silenzio. «Atterra immediatamente». Sono le ultime parole, disperate, con cui la torre di controllo del Reagan National Airport di Arlington, Virginia, tenta di scongiurare l’impatto tra l’aereo di linea CRJ-700 e un elicottero militare, che trasportava almeno tre uomini. Le telecamere di sorveglianza riprendono una palla di fuoco nella sera americana (sono circa le 21 ore locali). L’aereo – con a bordo 64 persone tra cui membri della nazionale americana di pattinaggio artistico – si spezza e cade, insieme all’elicottero, nelle acque del fiume Potomac. I vigili del fuoco per ore hanno ripetuto: «Non crediamo ci siano superstiti». Poi la conferma ufficiale: 67 vittime, nessun sopravvissuto.
La richiesta della torre all’elicottero: «Atterra immediatamente, vai in un altro aeroporto»
«Vedi il CRJ (l’aereo, ndr)? Passagli dietro», si apre così la comunicazione tra la torre di controllo dell’aeroporto e l’elicottero, pubblicata da Associated Press. Uno dei piloti risponde: «Torre, avete visto?». L’areo è nella fase finale dell’atterraggio, si sente in sottofondo un militare che trasalisce. Il controllore riprende: «Fategli il giro attorno, girate a sinistra. Mantenete quota 3mila (piedi)». Al silenzio la torre di controllo risponde con più insistenza: «Black Jack Three, puoi ritornare alla base? Black Jack Three, procedi immediatamente. Ho bisogno che atterri. Atterra immediatamente». Ancora nessuna risposta. La torre di controllo prova allora a dirigere l’elicottero altrove, sulle piste di atterraggio più vicine: «Contatta la torre dell’aeroporto di Dulles (a quaranta chilometri da Washington, ndr), puoi andare lì per qualche minuto? Puoi andare a Baltimore?».
Il pattinatore salvato dal cane: «Era troppo grande, non mi sono imbarcato»
Su quel CRJ-700 sarebbe dovuto salire anche Jon Maravilla, pattinatore americano di ritorno con la squadra dai campionati nazionali a Wichita, in Kansas. Al momento di imbarcarsi, però, gli inservienti dell’aeroporto lo fermano: il suo cane, una femmina di grossa taglia, è troppo grande e non può stare con lui in cabina: «Non capivo perché improvvisamente non fosse più possibile portare il mio cane con me», ha raccontato all’agenzia russa Ria Novosti. Maravilla in un attimo prende la decisione che gli salverà la vita: «Non potevo lasciarla indietro, così abbiamo percorso la strada in auto». Il suo pensiero va subito ai compagni di squadra e alle vittime dell’incidente: «Non posso smettere di pensare a quanto un semplice “no” al check-in abbia cambiato tutto. Non so perché sia successo proprio a me, ma so che non darò mai più nulla per scontato».
I precedenti nei cieli di Washington
L’aeroporto Ronald Reagan è noto per il suo spazio aereo complesso, in cui si accavallano e mescolano voli nazionali, aerei militari, elicotteri e altri velivoli. Come ha specificato il segretario ai Trasporti Sean Duffy, l’elicottero e l’aereo stavano procedendo «lungo le loro rotte standard» e non è inusuale che ci siano compresenze sopra il fiume Potomac. Solo lo scorso ano un altro aereo della compagnia American Airlines aveva sfiorato un altro jet in volo. In quel caso il jet in fase decollo aveva prima ricevuto il via libera dalla torre di controllo, e poi gli era stato intimato di dare la precedenza al velivolo che stava atterrando nella pista vicina. Nel 1978 un altro volo – Air Florida – precipitò nello stesso corso d’acqua, per cause però attribuite al maltempo, causando la morte di 78 persone.