Antonio, la sindrome di Asperger e lo zoo in casa: «Gatti, furetti, lucertole, serpenti, scorpioni e squali: con loro sto meglio che con gli uomini»
Antonio Accornero, studente di game design alla Scuola Futuro Lavoro di Milano, ha uno zoo in casa. La prima inquilina esotica è stata una pogona, rettile australiano. Ora ha due gatti, Tigro e Fragolina, e due furetti, Churro e Lupin. E poi, racconta il Corriere di Milano, cinque acquari e una dozzina di terrari con decine di esemplari. Una dozzina di lucertole, tra cui le green wizard, il geco vipera, lo scinco coccodrillo che somiglia a un draghetto. E poi un serpente lungo un metro e mezzo, topi domestici («che non sono cibo per il serpente», precisa). Quando aveva 12 anni gli è stata diagnosticata la sindrome di Asperger, un disturbo dello spettro autistico che influisce sulla capacità di socializzare e comunicare.
La sindrome di Asperger
«Avevo delle crisi, sono stato ricoverato in ospedale. Non era colpa dei miei compagni o degli insegnanti. Ero io che non riuscivo a stare in classe. E infatti ho frequentato le superiori con insegnanti che venivano a casa: mi sono diplomato in Scienze umane», racconta a Giovanna Maria Fagnani. Dice che avere una diagnosi «non ti cambia, ma ricevi il giusto supporto. Io non mi sento diverso da una persona neurotipica, ma le nostre menti funzionano in modo diverso, è come essere alla guida di due auto e, per arrivare nello stesso posto, prendi due strade differenti, ma poi ci arrivi». La scuola che frequenta propone loro corsi post-diploma per trasformare le passioni, spesso per loro totalizzanti, in professioni. Intanto la sua passione per gli animali gli ha fatto comprare una vasca nuova: ha uno scorpione nero, una murena e uno squaletto in arrivo.
Gli animali
«A volte mi chiedono se avrei mai voluto fare il veterinario, ma no, non avrei mai potuto, perché capiterebbe di vedere i miei pazienti morire. E dovrei studiare tanto, cosa che è sempre stata complicata per me», precisa. Frequentare la scuola per lui non è un problema, o quasi: «Tendo a stancarmi facilmente quando mi trovo in situazioni caotiche. Dopo un paio d’ore a una festa o a una fiera mi sento quasi distrutto, a causa del sovraccarico sensoriale. Mi piacciono gli amici, ma non la confusione. Sono una persona molto logica, ma do ascolto alle mie emozioni. Faccio fatica, però, a comprendere quelle degli altri». Vuole diventare uno sviluppatore di videogiochi. Intanto il suo preferito è «un gioco che è una parodia del film Lo Squalo».