Mascherine dalla Cina, prosciolto l’ex commissario all’emergenza Arcuri: «L’abuso d’ufficio non è più reato»
Domenico Arcuri, ex commissario straordinario per l’emergenza Covid, è stato prosciolto dal gup di Roma dall’accusa di abuso d’ufficio per la fornitura di mascherine dalla Cina. L’acquisto era avvenuto nella prima fase critica dell’emergenza, e con quest’ultima inchiesta si chiudono quelle in cui Arcuri era coinvolto relative al periodo pandemico. In questo caso il giudice lo ha assolto perché «il fatto non è più previsto dalla legge come reato», come previsto dal Ddl Nordio voluto dal governo Meloni. L’ex commissario straordinario, quando la maggioranza ha iniziato a discutere la cancellazione del reato, aveva chiesto il rito abbreviato, per riuscire ad arrivare a sentenza di assoluzione nel merito convinto delle proprie ragioni. E i suoi legali in questi due anni di udienze preliminari avevano sollecitato una decisione, che è intervenuta però troppo tardi. «Arcuri non ha mai inteso difendersi dal processo, ma nel processo; si è sempre reso disponibile con l’Autorità giudiziaria a rendere interrogatorio e a fornire chiarimenti in ogni fase delle indagini. Non abbiamo mai auspicato l’intervento di una legge “salvifica”: il nostro obiettivo era ottenere l’affermazione della piena e totale innocenza di Arcuri», spiegava l’avvocata Grazia Volo. Per gli altri imputati, accusati di traffico d’influenze illecite, ci sarà d’attendere: il giudice ha sollevato la questione di costituzionalità, chiedendo un intervento della Consulta sull’attuale formulazione del reato.
Foto di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI