Usa, via libera a un antidolorifico alternativo agli oppioidi: è il primo che non crea dipendenza
Dopo l’acceso dibattito sugli oppioidi utilizzati per la sedazione del dolore e le nuove regole per il codice della strada che in Italia hanno allarmato medici e terapisti, la FDA ha dato via libera a un nuovo medicinale orale non oppioide capace di interrompere gli stimoli del dolore. La suzetrigina, questo il nome del medicinale, ha la capacità di bloccare in modo univoco e selettivo i canali del sodio nelle cellule nervose e di sopprimere il dolore con lo stesso livello di efficacia degli oppioidi, senza però favorire rischi di dipendenza, overdose o sedazione.
Un percorso lungo 20 anni
Un traguardo importante che vede l’Agenzia federale statunitense, responsabile della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, approvare dopo oltre 20 anni un farmaco antidolorifico funzionante con un meccanismo del tutto nuovo rispetto ai precedenti. «L’approvazione di oggi è un’importante pietra miliare per la salute pubblica nella gestione del dolore acuto», ha spiegato Jacqueline Corrigan-Curay, direttore ad interim del Centro per la valutazione e la ricerca sui farmaci della FDA. «Una nuova classe terapeutica analgesica non oppioide per il dolore acuto offre l’opportunità di mitigare alcuni rischi associati all’utilizzo di un oppioide per il dolore e fornisce ai pazienti un’altra opzione di trattamento». Come funziona il nuovo analgesico e perché può essere così importante per milioni di pazienti bisognosi di una cura per il dolore acuto e moderato, finora dipendenti da oppioidi?
L’alta selettività sui canali di sodio e il rischio minore di dipendenza
Come spiegato da Nature, la suzetrigina agisce sui nervi che raccolgono i segnali dolorosi in entrata senza però agire direttamente sul cervello, come accade nel caso degli oppioidi. Questo è il motivo per il quale risulta ad oggi un farmaco meno rischioso per dipendenze e stati indesiderati di sedazione. Non è il primo farmaco che tenta di fare la stessa cosa: composti come la procaina e la lidocaina hanno fornito anestesia affidabile per oltre un secolo. Ma lo hanno fatto andando a bloccare tutti i nove canali esistenti del sodio, quelli strettamente legati alla sensibilità del cervello al dolore. Per evitare che i nove canali siano attaccati tutti allo stesso modo, e che da questo ne derivino effetti collaterali diffusi, devono quindi essere somministrati localmente, tramite iniezioni o gel.
Dopo gli anni ’90, la ricerca scientifica sul dolore ha scoperto che 3 dei nove canali del sodio appaiono principalmente sui neuroni sensibili al dolore. Da allora è cominciata una caccia ai farmaci più selettivi in grado di colpire esattamente dove servisse, con un rischio quindi di tossicità o potenziale dipendenza molto più basso.
«I canali di sodio operano come cancelli, si aprono e si chiudono in risposta ai segnali elettrici che fluiscono attraverso le cellule nervose per consentire agli ioni di sodio di passare attraverso», spiegano gli scienziati. «Questo avvia una cascata di impulsi nervosi che trasmettono segnali di dolore al cervello». Il nuovo farmaco approvato da FDA è il primo a prendere di mira i canali del sodio in modo molto selettivo, bloccandone soltanto uno dei nove sottotipi, il NaV1.8, responsabile di intensificare il segnale doloroso e di trasmetterlo ai nervi del midollo spinale e del cervello. Il NaV1.8 è presente sui neuroni periferici, non direttamente nel cervello, motivo per cui la suzetrigina non porta allo stesso rischio di dipendenza dei medicinali oppioidi.
I costi e le nuove strade aperte per il mercato farmaceutico
La suzetrigina sarà commercializzata con il nome di Journavx dalla Vertex Pharmaceuticals. Al centro, come sempre accade nei casi di nuove approvazioni, sarà anche il prezzo di mercato. Al momento Vertex ha fissato un prezzo all’ingrosso di 15,50 dollari per pillola. Una cifra ben al di sopra del costo degli oppioidi generici, «ma ancora abbastanza basso da essere conveniente quando vengono prese in considerazione le spese sanitarie legate alla dipendenza da oppioidi», spiegano gli scienziati. Oltre alle questione dei costi, l’altro pezzo di strada da fare sarà verso la cura piena del dolore cronico e non solo di quello acuto, su cui la suzetrigina ha dimostrato grossa efficacia. «Un ambito che richiederebbe con ancora maggiore urgenza alternative sicure agli oppioidi».
Dopo il successo della suzetrigina diverse aziende hanno intenzione di intraprendere strade di ricerca e investimento su una nuova classe di inibitori basata sullo stesso meccanismo di funzionamento. Uno degli esempi è quello legato al farmaco LTG-001, associato alla Latigo Biotherapeutics a Thousand Oaks, in California. Progettato dai ricercatori per essere assunto nell’organismo e arrivare nel canale di sodio interessato in tempi ancora più veloci della suzetrigina, che al momento richiede 2-4 ore per l’assorbimento totale.