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«La Groenlandia all’America per difenderla da Cina e Russia»

31 Gennaio 2025 - 06:22 Alba Romano
donald trump groenlandia usa
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Tom Dans, cancelliere per l'artico durante il primo mandato di Trump: la Danimarca non investe per la sua sicurezza

La Groenlandia è nel mirino di Cina e Russia. E la Danimarca non è in grado di difenderla. Per questo, spiega Tom Dans, che è stato cancelliere per l’Artico durante il primo mandato di Donald Trump, è il caso che il suo controllo vada agli Usa. «La questione principale riguarda la sicurezza. La sicurezza del popolo americano. Ma anche quella di tutto il mondo libero, dato che una serie di fattori geopolitici, strategici e anche climatici hanno cambiato la situazione sul terreno. Copenaghen non vuole investire adeguatamente per la sicurezza», dice oggi a Massimo Gaggi che lo intervista per il Corriere della Sera.

Trump e la Groenlandia

La premier Mette Frederiksen ha cercato di evitare un conflitto col potente alleato nella Nato. Ma nel colloquio tra i due leader il presidente americano ha minacciato di mettere dazi pure sulla Danimarca. Dans oggi è il capo di American Daybreak, un’organizzazione che punta a sostenere la politica estera Usa in chiave America First. «La verità è che gli Stati Uniti hanno un interesse strategico per la Groenlandia dalla metà del XIX secolo e la difendono attivamente dal 3 maggio 1940: la Danimarca cadde sotto il controllo di Hitler in tre ore, il 9 aprile di quell’anno. Pochi giorni dopo noi intervenimmo per difendere l’isola rispondendo alla richiesta di protezione formulata dal governo della Groenlandia in esilio: abbiamo garantito la sua libertà dai nazisti versando un grande contributo di sangue», dice.

La Danimarca e gli Usa

E ancora: «Migliaia di vite americane, una parte segreta del ruolo degli Stati Uniti nella II guerra mondiale. Un altro episodio: lunedì celebreremo il Four Chaplains Day per ricordare i quattro eroici cappellani che sacrificarono le loro vite per salvare quante più persone possibile quando, il 3 febbraio 1943, un sottomarino tedesco silurò una nave trasporto truppe dell’esercito americano diretta in Groenlandia. Il cargo affondò in venti minuti: 663 americani morirono solo in questo tragico episodio bellico. Sull’isola, allora, c’erano appena 400 danesi. La verità è che la Danimarca li ha abbandonati: la Groenlandia ha continuato a esistere come territorio libero grazie al sangue degli americani».

La Nato

Certo, gli Usa hanno basi sull’isola e la Danimarca è un alleato importante in chiave Nato: «Ma bisogna guardare avanti, con realismo. Copenaghen non si è impegnata per lo sviluppo dell’isola, né per la sua difesa: 4 navi vecchie di più di 30 anni, con cannoni che non funzionano. Hanno una funzione puramente decorativa. Ora, con lo scioglimento dei ghiacci e le nuove rotte marittime artiche, le cose stanno cambiando: prendiamone atto. E ci andrei piano con gli storici legami con l’Europa».

Il continente americano e la geografia

Secondo Dans «geograficamente l’isola, che dista 20 chilometri dal Canada, fa parte del continente americano. I nativi inuit sono della stessa etnia di quelli dell’Alaska e del Canada. La Groenlandia ha lasciato la Ue nel 1985, per non essere soggetta a rigide restrizioni sulla pesca. Vende il suo pesce soprattutto in Asia, ben poco in Europa. Né mi pare che gli abitanti dell’isola apprezzino il legame con un Paese che li ha trascurati tanto nella difesa quanto negli investimenti sul futuro». E infine: «L’economia dell’isola si basa su tre driver: pesca, risorse minerarie, turismo. Possiamo sostenerla su tutti e tre i fronti. Vendita del loro pesce in America in regime di libero scambio. E investimenti nel turismo, nella difesa con la costruzione di nuove basi e nel settore estrattivo, visto che con lo scioglimento dei ghiacci diventano accessibili grandi riserve di idrocarburi, uranio, terre rare».

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