Romano Prodi: «Meloni ha alzato troppo i toni e alla lunga questo la consumerà»
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Romano Prodi dice che Giorgia Meloni ha alzato troppo i toni. E che questo alla lunga consuma. «Stiamo arrivando al momento in cui nuove proposte possono essere accolte perché aumenta lo scontento su come vanno le cose. È finito il periodo in cui si può dare la colpa a chi è venuto prima, e questo è un cambiamento politico enorme che apre ogni orizzonte», profetizza oggi in un’intervista a Repubblica. E nel colloquio con Annalisa Cuzzocrea parla anche dell’economia italiana: «Crescono il turismo e qualche altro servizio, ma il nucleo profondo, cioè l’industria, è per il secondo anno di fila col segno meno».
La mancanza di manodopera
Secondo Prodi c’è anche una drammatica mancanza di manodopera. «L’immigrazione incontrollata è impossibile, quella gestita lo sarebbe, ma non si vuole fare. Il mondo è dominato dalla paura», spiega. Intanto Meloni ha scelto il trumpismo: «Cosa c’è meglio per legittimare la sua storia? È la stessa ragione per cui Musk legittima l’Afd, c’è un grande movimento di legittimazione delle estreme destre: un grave colpo a una democrazia già in crisi». Ovvero: «Pensare che democrazia significhi che se vinci le elezioni puoi fare quel che vuoi. Il voto legittima il comportamento autoritario. Lo strumento principe della democrazia viene usato per ucciderla».
Gli attacchi di Giorgia
Prodi torna sul video in cui Meloni lo chiama in causa per l’esposto di Luigi Li Gotti: «Non le nascondo la mia sorpresa quando ho visto la prima sortita della premier ad Atreju, e la mia incredulità quando ha inventato che fossi dietro alla denuncia di una persona che, come lui stesso ha detto, non ho mai incontrato. È improbabile che Meloni creda a quel che dice, ma certo pensa che le convenga dirlo. E qui fa un grande errore, perché tenere i toni così alti a lungo è impossibile. Consuma». Poi passa a parlare dell’Ulivo: «Nacquero 4mila comitati in pochi giorni, c’era un desiderio diffuso di far uscire il Paese dall’impasse. L’idea intellettuale coincideva con una spinta che arrivava dal Paese. E Berlusconi si è distratto».
Berlusconi distratto
Nel senso che «ha commesso l’errore del troppo potente che snobba il poveretto. Quando giravo in pullman diceva: lasciatelo andare, povero pellegrino». Un percorso che si potrebbe replicare mettendo d’accordo Pd, 5 stelle, Alleanza Verdi Sinistra, Più Europa, Azione, Italia Viva: «Ma solo se si parte dai contenuti e non dalla leadership può nascere un’azione comune che sollevi entusiasmo». E spiega: «Politica è dire quel che serve all’Italia per la distribuzione del reddito, la sanità, la casa. Non dire solo che mancano le risorse, ma dire come vanno riformati gli ospedali, i medici di base, le case di comunità. Poi ci si riuscirà oppure no, ma se non si parte da questo è solo cinismo».
Il federatore
Infine, «il Pd di Schlein ha fatto ottimi progressi, ma non esiste in Europa nessun partito, neanche la grande Cdu-Csu, che possa farcela da solo. È la nuova democrazia che esige la coalizione. A questo punto accanto al Pd, che per le sue dimensioni ha la responsabilità maggiore, è bene che ci siano forze convergenti. Non devo essere certo io a organizzarle, ma è utile che si cominci a discuterne». E sul federatore, spiega Prodi, «il problema è vedere chi è in grado di federare. Quel ruolo si conquista, non è dato. La competizione è aperta per tutti, Schlein e altri. Io ho visto con favore l’inizio della discussione, ma non decido io come va avanti. Meloni può star tranquilla».