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L’attore di Gomorra dietro la truffa del «finto maresciallo»: così la sua banda terrorizzava e derubava gli anziani

01 Febbraio 2025 - 18:24 Giovanni Ruggiero
Alberto Macor nel film Gomorra
Alberto Macor nel film Gomorra
Circa 700 mila euro incassati dal gruppo criminale, che poteva contare su propri call center e «trasfertisti» da Napoli in tutta Italia: così riscuotevano gioielli e denaro dagli anziani spaventati

Sono 21 le persone arrestate dai carabinieri di Genova, nell’operazione «2 ottobre», in omaggio alla Festa dei nonni. Colpita una banda specializzata in truffe agli anziani, guidata da Monca Mastroianni e Alberto Macor, già attore nel film «Gomorra» di Matteo Garrone.

Che parte ha fatto Alberto Macor in Gomorra

Nel film Gomorra, Macor ha interpretato una delle scene più potenti della pellicola. Si tratta di quella con i fucili a bordo lago, dove Macor interpreta un delinquente in cerca del suo spaio nella criminalità. Il personaggio finirà male, come il suo amico Ciro, detto Pisellino. Quando i due decidono di sfidare il clan dei Casalesi, vengono uccisi. Macor ha anche avuto una piccola parte nel film «L’Intrusa» di Leonardo di Costanzo. Ma come ricorda Repubblica, il suo curriculum criminale è indubbiamente più ricco di quello artistico: 18 truffe tra il 2016 e il 2017, ancora una nel 2021, poi una condanna per resistenza a pubblico ufficiale nel 2022, e poi rapina e associazione a delinquere.

Le truffe agli anziani

L’organizzazione criminale, guidata dalla coppia Macor e Mastroianni, ha realizzato 54 truffe in tutta Italia tra aprile 2022 e marzo 2024, accumulando un bottino di circa 700mila euro, di cui 90mila sono stati recuperati. Delle 29 persone coinvolte, 21 sono finite in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 3 hanno ricevuto l’obbligo di firma.

La tecnica del finto maresciallo

Il gruppo utilizzava una tecnica consolidata: contattavano telefonicamente gli anziani spacciandosi per carabinieri, spesso un finto maresciallo, o avvocati, raccontando di gravi incidenti stradali che coinvolgevano loro familiari. Per evitare presunti arresti, chiedevano il pagamento immediato di una cauzione, convincendo le vittime a consegnare denaro e gioielli a dei complici che si presentavano direttamente a casa loro.

I call center dei truffatori

L’organizzazione operava in modo strutturato, con veri e propri call center installati in abitazioni e B&B. I membri si dividevano tra “telefonisti” che effettuavano le chiamate da Napoli e “trasfertisti” che si spostavano nelle zone obiettivo per raccogliere il denaro. Per gli spostamenti utilizzavano auto a noleggio e comunicavano attraverso telefoni di vecchia generazione con SIM intestate a prestanome.

Le chiamate filtro

La strategia prevedeva inizialmente delle «chiamate filtro» per identificare le potenziali vittime anziane. Il gruppo, che si autodefiniva «squadra», «paranza» o «banda», era gerarchicamente organizzato con i capi soprannominati «la boss» e «o’ Mast». L’indagine è stata condotta dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Genova, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica locale, portando alla luce un’organizzazione criminale ben strutturata e attiva su tutto il territorio nazionale.

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