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L’annuncio di Donald Trump: dazi anche contro l’Europa. «L’Italia sarà colpita»: il piano di Meloni per fermare il tycoon

03 Febbraio 2025 - 05:51 Alessandro D’Amato
donald trump dazi giorgia meloni europa italia
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A Roma potrebbero costare dai 4 ai 10 miliardi di dollari: 44 mila imprese colpite. Bruxelles vuole proporre acquisti di gas e armi per evitare lo scontro. La premier mediatrice con gli Usa

È arrivato il momento. Donald Trump annuncia dazi anche contro l’Unione Europea. E continua ad attaccare il Wall Street Journal e gli hedge fund che sono contrari. «Queste persone o entità sono controllate dalla Cina o da altre compagnie straniere e locali», ha scritto il presidente americano in un post su Truth. «Chiunque ami e abbia fiducia negli Stati Uniti è a favore delle tariffe», ha aggiunto. Il presidente ha anche annunciato che discuterà delle tasse sul commercio con Cina e Canada «nelle prossime ore». E ha pure fatto sapere che gli Usa presto riprenderanno il Canale di Panama, «altrimenti succederà qualcosa di molto grosso».

L’Europa e i dazi doganali americani

I prodotti europei saranno «molto presto» colpiti dai dazi doganali americani, dopo quelli imposti sui prodotti provenienti da Canada, Messico e Cina, ha detto Trump alla stampa. Spiegando che «si stanno davvero approfittando di noi, abbiamo un deficit di 300 miliardi di dollari. Non ci prendono le nostre auto o i nostri prodotti agricoli, quasi nulla e noi tutti prendiamo milioni di automobili, quantità enormi di prodotti agricoli». Sul timing Trump ha spiegato: «Non ho un calendario ma arriverà molto presto». Intanto l’Unione Europea prepara le contromosse. Il Corriere della Sera fa sapere che dagli uffici di Ursula von der Leyen in queste ore è stato aperto un canale negoziale con la Casa Bianca. Bruxelles sta cercando di offrire pacchetti di maggiori acquisti di gas liquido e aumenti della spesa militare per scampare ai dazi.

«L’Italia sarà colpita»

E c’è anche un retroscena che riguarda il governo. «L’Italia sarà colpita», è il ritornello di cui a Palazzo Chigi non fanno mistero. Nonostante le dichiarazioni di «simpatia» di Trump nei confronti di Giorgia Meloni. In questa fase la premier cerca di minimizzare i danni: gli americani per esempio potrebbero colpire lo champagne francese ma non il prosecco o il franciacorta. La fase di risposta della Ue non sarà bilaterale ma presa a maggioranza dal Consiglio Europeo. Tra le ipotesi di risposta c’è quella di colpire l’agroalimentare, le importazioni di whisky e bourbon, le Harley Davidson, i suv e i pick-up. E l’Europa potrebbe anche rendere più difficile ai big del tech come Microsoft e Tesla di accedere agli appalti pubblici.

La mediatrice

Meloni vorrebbe indossare i panni della mediatrice. A Palazzo Chigi, spiega oggi La Stampa, sono convinti di poter fare cambiare idea a Bruxelles. La premier può garantire una maggiore sintonia con il tycoon. Ma in cambio chiederà di venirle incontro sulle spese per la difesa. E sulla necessità di scorporare gli investimenti del settore dal calcolo del deficit secondo il nuovo Patto di Stabilità. . Mentre il ministro dell’Industria francese, Marc Ferraci, auspica una «reazione aggressiva», che deve «avere un impatto sull’economia americana per costituire una minaccia credibile. Dobbiamo smetterla di essere ingenui».

10 miliardi

Ma a quanto ammonterebbe il costo dei dazi per l’Italia? Potrebbero colpire fino a 44 mila imprese nei campi della meccanica, della moda, dell’agroalimentare e della farmaceutica. Uno studio di Prometeia citato dal ministero degli Esteri parla di un minimo di 4 e un massimo di 7 miliardi. Altre stime portano il valore dei dazi sulle merci italiane a 10-12 miliardi. Secondo un report di Banca dek Fucino però, analizzando le categorie di prodotti sulle quali è concentrato l’export italiano verso gli Usa (al 98% beni manifatturieri) «accanto a prodotti tipici del made in Italy come i prodotti alimentari e l’abbigliamento, si trovano categorie con un peso anche maggiore come macchinari, mezzi di trasporto e articoli farmaceutici che costituiscono le vere e proprie colonne portanti dell’industria e dell’export italiani».

Nicchie di mercato

Secondo gli analisti dell’istituto di credito si tratta «di nicchie di mercato difficilmente contendibili e produzioni in gran parte altamente sofisticate, e dunque con un alto grado di specializzazione. E quindi è presumibile che gli Usa nel breve medio termine non saranno in grado di rimpiazzare le forniture italiane su queste categorie di prodotti».

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