Ultime notizie Elon MuskFestival di SanremoNajem Osama Almasri
ATTUALITÀAlimentazioneRifiuti

La famiglia che combatte lo spreco alimentare: «Noi non buttiamo niente. Tutto si può recuperare, ecco come»

03 Febbraio 2025 - 08:40 Alba Romano
Nadia Sigaglia, Luca Fantuz e i tre figli hanno i cestini quasi sempre vuoti: vogliono vincere una sfida molto particolare

«A casa nostra, i cestini della spazzatura restano vuoti (o quasi)». È questo il vanto di Nadia Sigaglia che da due anni ha ingaggiato una battaglia contro lo spreco alimentare. A seguirla ci sono il marito e i tre figli della coppia: di 22, 20 e 9 anni. La famiglia si è posta l’obiettivo di tagliare 50 grammi di spreco alimentare a settimana. Per arrivare nel 2030 a buttare non più di 369,7 grammi di cibo pro capite a settimana. Circa un terzo dei 2 chili a settimana sprecati in media degli italiani secondo l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, nata per promuovere il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu.

«Per sprecare meno basta pianificare»

La differenza è grande, ma non l’impegno necessario a raggiungerla. Secondo la signora Sigaglia «basta una pianificazione accurata – due volte a settimana si butta giù il programma dei pranzi e delle cene – ed è fatta. Un modo per prendersi cura di sé e del cibo. E un notevole risparmio economico», racconta intervistata da Chiara Gabrielli su Il Giorno. All’atto pratico, «tutto si può recuperare: verdure non più fresche, frutta, yogurt in scadenza. Gli alimenti possono sempre assumere nuove forme: le verdure avvizzite diventano minestroni buonissimi, lo yogurt in scadenza un ottimo dolce. Il pane raffermo? L’ideale per polpette gustose e compatte».

Una passione di famiglia

Nadia Sinigaglia e il marito Luca Fantuz si sono appassionati. E sono fieri di avere una vita «molto più organizzata». «La domenica e il mercoledì ci riuniamo e facciamo un inventario di cosa c’è in frigo. Un chilo di carote, mezzo di spinaci… Si pianificano pranzi e cene. Poi, si va al supermercato con una lista precisa e la spesa è veloce. In generale, la gente acquista a caso, in modo selvaggio, con la scusa di avere fretta. Ma è vero il contrario: con un programma accurato si risparmiano tempo e soldi». Anche i figli aiutano, spiega Sigaglia. «Prima di acquistare qualcosa, si finisce quello che c’è in casa».

«Abbiamo visto chi non ha da mangiare»

Iniziativa che deriva anche dall’aver visto come vive chi non ha abbastanza da mangiare: «Da vent’anni seguiamo un villaggio in Tanzania: lì davvero non avevano da mangiare. Da quando siamo stati là, è difficile che a casa nostra si butti qualcosa. Anche i nostri figli hanno visto con i loro occhi che significa non avere cibo, sono stati in quel villaggio. Anche nostra figlia piccola, se un giorno a scuola non ha mangiato la banana, se la porta a casa, non la butta».

La challenge Sprecozero e lo Sprecometro

La famiglia partecipa a una vera e propria competizione. Si chiama Sprecozero Challenge 2030 ed è promossa dal fondatore della giornata nazionale contro lo spreco alimentare che si è celebrata per la prima volta il 5 febbraio 2014: l’agronomo ed economista Andrea Segré. Ad aiutare lo Spreko Lemne Team – questo il nome che la famiglia si è data – c’è una web app: lo Sprecometro. Che consente di tenere conto del cibo buttato inutilmente e del suo impatto. Ma anche di come verificarne la freschezza e cosa fare quando questa viene meno senza necessariamente gettarlo. I consigli dell’app arrivano ogni tre giorni. «Dopo, c’è un quiz – spiega Sigaglia – La app dà un punteggio e c’è una classifica. Sprecare non è solo buttare via quel cibo, ma anche tutto il lavoro che c’è stato dietro per produrlo. Gettare un litro di latte significa buttarne mille d’acqua, quelli che ci sono voluti per la mucca, il foraggio, e così via».

Articoli di ATTUALITÀ più letti
leggi anche