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El Salvador accoglierà detenuti Usa, Panama fuori dalla Via della Seta: le mani di Trump sull’America centrale

04 Febbraio 2025 - 14:52 Alessandra Mancini
Il segretario di Stato Marco Rubio il 1° febbraio ha iniziato il suo tour di cinque Paesi nell'America centrale

Nel suo tour di cinque Paesi dell’America centrale cominciato il 1° febbraio, il neo-segretario di Stato americano Marco Rubio ha già messo a segno i primi colpi su quei dossier definiti da Donald Trump «priorità per la sicurezza nazionale». Riaffermare l’egemonia statunitense, frenare l’immigrazione illegale, ridurre la presenza cinese nella Regione sono solo alcuni degli obiettivi della nuova amministrazione. «La leadership statunitense è tornata nell’emisfero occidentale e siamo pronti a schierarci con i nostri partner regionali», il messaggio di Rubio prima della partenza. Ieri, il segretario di Stato è atterrato a El Salvador, seconda tappa del viaggio che durerà fino al 6, dove il presidente conservatore Nayib Bukele si è offerto di ospitare nelle sue prigioni migranti entrati illegalmente negli Stati Uniti ed espulsi, sia persone che stanno scontando una pena nel Paese, compresi i cittadini statunitensi. Sebbene non siano stati comunicati molti dettagli dell’intesa, il capo di Stato salvadoregno ha fatto sapere con un post su X di mettere a disposizione di Trump l’enorme «Centro de Confinamiento del Terrorismo» (CECOT) in cambio di un «compenso», ovvero una «tariffa relativamente bassa per gli Stati Uniti», che pagherebbero una commissione al governo di El Salvador per ogni persona espulsa.

Il «Centro de Confinamiento del Terrorismo»

EPA/Government of El Salvador | Prigionieri nel Centro di Confinamento per il Terrorismo (CECOT) di Tecoluca, El Salvador, 24 febbraio 2023

La prigione di massima sicurezza è stata inaugurata nel 2023 nell’ambito della lotta alle bande criminali, uno dei problemi principali del piccolo Paese dell’America Centrale. Il primo trasferimento risale a febbraio di circa tre anni fa quando sono state rinchiuse all’interno del centro duemila persone, accusate di far parte di bande criminali. In quell’occasione, le immagini dei detenuti a torso nudo, coi capelli rasati a zero, ammanettati e poi ammassati in un grande stazione della prigione avevano fatto il giro del mondo. Per combattere le bande criminali, il presidente Bukele – nel marzo del 2023 – aveva chiesto al governo di approvare un regime di emergenza per sospendere alcune garanzie costituzionali e avviare una campagna di arresti di massa senza precedenti. Una richiesta motivata da un aumento della violenza da parte delle gang, che provocò 62 omicidi in appena 24 ore, segnando il giorno più violento da giugno 2019, quando Bukele assunse la presidenza del Paese centroamericano. Per gestire questa ondata di arresti, il governo ha così deciso di costruito il «Centro de Confinamiento del Terrorismo» in tempi record, investendo 1,2 miliardi di dollari. Il controverso carcere si estende su una superficie di 230mila metri quadrati, 8 edifici sorvegliati da 19 torri di controllo, e può ospitare fino a 40mila detenuti, in una Paese – tra i più violenti al mondo – di sei milioni e mezzo di abitanti. I detenuti vivono inoltre in spazi ridotti e non hanno accesso a un giusto processo, denunciano gli attivisti per i diritti umani.

L’accordo quasi impossibile

EPA/Government of El Salvador | Prigionieri nel Cecont, El Salvador

Attualmente – scrivono i media Usa – Trump non avrebbe piani per rimpatriare cittadini americani a El Salvador. Anche perché – scrive National Public Radio – non potrebbe farlo; una mossa di questo tipo incontrerebbe notevoli sfide a livello giudiziario. «Agli Stati Uniti è assolutamente vietato deportare cittadini statunitensi, indipendentemente dal fatto che siano incarcerati o meno», ha detto alla Cnn Leti Volpp, professoressa di legge all’UC Berkeley specializzata in diritto dell’immigrazione. Stando al New York Times, l’accordo potrebbe entrare in conflitto con l’ottavo emendamento della Costituzione statunitense e con la Convenzione Onu contro la tortura. Manuel Flores, segretario generale del partito di opposizione di sinistra «Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale» ha criticato duramente il piano, poiché trasformerebbe il Paese «nel cortile di casa di Washington dove gettare la spazzatura». La mossa di Rubio arriva in un momento in cui negli Usa è in atto uno stravolgimento del sistema migratorio statunitense: Trump ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale al confine con il Messico e dato mandato alle forze dell’ordine di intensificare i controlli sui migranti irregolari da rispedire nei rispettivi Paesi di provenienza. Una partita dove anche i dazi svolgono un ruolo importante: non è un caso se dopo la sospensione temporanea delle misure contro il Messico, la presidente Claudia Sheinbaum abbia deciso di inviare 10mila soldati al confine.

La proposta di El Salvador e la vittoria netta a Panama

Il segretario di Stato si è presentato a El Salvador con già una vittoria in mano sul fronte panamense. Il presidente di Panama José Raùl Mulino, pur ribadendo che la sovranità del Canale – costruito dagli Stati Uniti e poi ceduto dal presidente Jimmy Carter – non «è in discussione», ha infatti confermato che non rinnoverà il memorandum d’intesa del 2017 per aderire alla Via della Seta cinese e che avvierà un audit sui porti del Canale gestiti da Pechino. Rubio non poteva essere più chiaro nella sua prima visita da Segretario di Stato Usa: «Lo status quo è inaccettabile e se non ci saranno cambiamenti immediati risponderemo con misure adeguate», è stato l’avvertimento al presidente e ministro degli Esteri panamensi dell’emissario di Trump. L’obiettivo dell’amministrazione, limitare l’influenza della Cina su un tratto di mare strategico per l’America, sembra quindi dare i primi risultati. «L’attuale posizione di controllo del Partito comunista cinese sull’area del Canale è una minaccia» e rappresenta «una violazione del trattato», ha sottolineato Rubio nei suoi incontri a Panama City. Il presidente panamense José Raul Mulino ha negato che siano stati infranti gli accordi con gli Stati Uniti, ma ha comunque cercato di trovare un compromesso. «Non sono contento di Panama ma ci hanno fatto varie concessioni», ha commentato il presidente degli Stati Uniti. Ora toccherà a Costa Rica, Guatemala e, infine, Repubblica Domenicana accogliere il segretario di Stato.

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