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Lo psichiatra Morelli: «Mai dare psicofarmaci ai pazienti. Negli italiani rancore, invidia, violenza, cattiveria, ma il peggio sono ansia e depressione»

04 Febbraio 2025 - 06:41 Alba Romano
raffaele morelli
raffaele morelli
Da 45 anni dirige Riza Psicosomatica: «Se stai male, non fare nulla: accogli il male»

Raffaele Morelli, psichiatra e psicoterapeuta, ha 76 anni e da 45 dirige l’istituto Riza e la rivista Riza Psicosomatica. Oggi incontra «in media 4-5 pazienti al giorno, non tutti i giorni; per la psicoterapia di gruppo 22 a settimana; per quella online da 200 a 300 una volta al mese». E dice che il disagio più frequente è «l’ansia. Tentativo dell’inconscio di portarti a un sapere superiore che non vedi, energia vitale che irrompe». Ma ai suoi pazienti non prescrive psicofarmaci: «Non lo faccio da 40 anni. E non domando mai al paziente di parlarmi del suo passato. Preferisco chiedergli un ricordo felice dell’infanzia: soffriamo perché ci siamo distaccati da quel bimbo. Se stai male, non fare nulla: accogli il male», dice in un’intervista al Corriere della Sera.

I libri dello psicoterapeuta

Secondo Morelli «se vai da uno psicoterapeuta e sulla sua scrivania non trovi testi che parlino dei cinesi, dei taoisti, dei saggi greci e romani, fuggi: significa che vuole curarti con il pensiero moderno. Il peggiore per sanare l’anima». Dopo l’ansia ci sono «gli attacchi di panico. Dai 14 ai 25 anni il suicidio rappresenta la seconda causa di morte. I giovani vivono ancorati a Internet tutto il giorno, nei social diventano i robot degli altri. A 18 anni le ragazzine chiedono di rifarsi il seno. Appena hanno un lavoro, risparmiano per ritoccarsi labbra, zigomi, naso. Ma se cambi il volto, modifichi l’immagine che avevi al momento in cui fosti concepito. Non ti piaci? Non potrebbe capitarti di meglio. La bellezza è un veleno. Non si vive nel giudizio degli altri», sostiene nel colloquio con Stefano Lorenzetto.

Le donne belle infelici dopo i 40 anni

E rivela: «Sa chi è più infelice dopo i 40 anni? Le donne belle. Non ricevono più complimenti». Secondo Morelli «la depressione è una struttura dell’essere. Non ti assale perché sei sbagliato: ti coglie per farti azzerare un’esistenza sbagliata. Gli ebrei parlano di santa insicurezza. In realtà è la tristezza a essere santa». E dice che «le civiltà dove si è smarrito il divino si sono riempite di droghe, di alcol, di suicidi. Se c’è una cosa che la mia professione mi ha insegnato, è che noi siamo un mistero. Ebbene, lo abbiamo ucciso. Vasco Rossi mi ha dato un consiglio: “Cerchi una serata divertente? Va’ a cena con una donna. Ma se vuoi ridere per davvero, stai ad ascoltare un bambino”. Quello che i greci chiamavano Ermes, l’abbiamo tramutato in un fanciullo infantile. Ma quello eterno dura fino ai 90 anni. Sentivo Maurizio Costanzo tutte le settimane. Dieci giorni prima di morire ancora fantasticava di nuovi progetti. Era rimasto il bambino che fu».

Rancore, invidia, violenza, cattiveria

Secondo «Riza» in 8 italiani su 10 albergano «rancore, invidia, violenza, cattiveria». «Il rancore è il veleno dell’anima. Quando odiamo, ci autointossichiamo. Al pari dell’intestino, che assorbe dal cibo le sostanze nutritive e scarta le feci, il cervello trasforma il sangue in coscienza, scartando i pensieri. I ricordi sono scorie. Perché crede che imperversino gli psicofarmaci? Da quando mi sono laureato, il loro consumo è aumentato di otto volte. Oggi 12 milioni di italiani li assumono regolarmente: 5 per la depressione, 2 per l’ansia, 1,5 per gli attacchi di panico, 3,5 per le malattie psicosomatiche». E c’è un tempo anche per il dolore: «Qualsiasi evento mi ferisce adesso, ma fra tre ore no. Il pensiero è un nemico. Sono convinto che il morbo di Alzheimer ci assalga perché ricordiamo troppo, impariamo infinite nozioni inutili».

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