Roberto Speranza: «Io, indagato 8 volte durante la pandemia come Giorgia Meloni. Ma non scappo»
Roberto Speranza ha ricevuto la comunicazione di iscrizione nel registro degli indagati «sette-otto volte durante il Covid». Proprio la stessa di cui oggi si lamenta la premier Giorgia Meloni a proposito del caso Almasri. Ma lui e l’allora premier Giuseppe Conte hanno «reagito in modo molto diverso: quando un ministro o un premier sono chiamati in Parlamento, devono andare sempre e comunque. Non fuggire. Dal primo provvedimento sui rave party all’ultimo messaggio social sull’indagine, il governo sembra voler distrarre il pubblico e i problemi reali sono derubricati. Come opposizione non dobbiamo cadere nella trappola: Meloni deve venire in aula, ma noi dobbiamo partire dai problemi reali del paese», dice oggi al Fatto Quotidiano.
Le indagini sulla pandemia
Le inchieste, spiega l’ex ministro della Sanità a Wanda Marra, sono state «tutte archiviate con formula piena». Anche quella di Bergamo promossa dall’associazione dei familiari delle vittime Covid finanziata dalla Fondazione di An: «Ho letto di 25 mila euro di donazioni. Trovo incredibile che la capa di un partito la cui Fondazione ha finanziato quell’associazione ora faccia la vittima». Poi parla dell’alleanza M5s-Pd: «La mia esperienza è che sui temi reali siamo più vicini di quello che appare. Ricordo il sostegno senza precedenti alla sanità pubblica durante il Covid o la decisione di bloccare i licenziamenti. Dietro quelle scelte c’è un’idea di Paese che ci unisce. Non è vero che l’alternativa alla Meloni non esiste, l’abbiamo già vista al governo e dobbiamo rivendicarla. Siamo già uniti sulla difesa dei valori della Costituzione, sulla battaglia contro il premierato, l’autonomia differenziata, sul salario minimo».
Jobs Act
Infine, Speranza spiega perché ha votato il Jobs Act: «Io insieme ad altri, dopo una difficilissima discussione, votammo solo per responsabilità anche sulla base di una mediazione poi del tutto tradita dai decreti delegati. Non si scambi mai quel voto che tanti hanno dato con un consenso che non c’era. Quella mediazione fu tradita e fu una delle ragioni che poi ci portò a uscire da quel partito. Ora ho firmato il referendum per abolirlo e mi spenderò per sostenerlo».