Trump accoglie Netanyahu, il piano vago sul futuro di Gaza: «Non si può tornare là, è un inferno: per i palestinesi servono posti più belli»
Donald Trump insiste sulla sua ricetta sul futuro di Gaza: la popolazione deve andare via dalla Striscia, magari per andare a vivere in Egitto o in Giordania. Accanto a lui, davanti al camino dello Studio Ovale, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che si dice contento che ci sia Trump alla Casa Bianca perché con lui «siamo una combinazione imbattibile».
Trump non è entrato granché nei dettagli su come pensa che quasi due milioni di persone non tornino nella Striscia di Gaza. Si è detto fiducioso che sia l’Egitto che la Giordania diano il proprio consenso ad accogliere gli sfollati di Gaza. Un posto che secondo Trump è solo un «inferno», un «cantiere di demolizione», un posto con «decenni di morte».
I palestinesi, secondo Trump, non hanno alternativa se non trovare un’altra sistemazione. Tutto in attesa che la zona di Gaza venga ricostruita, dopo circa un anno e mezzo di guerra tra Israele e Hamas. «Io la penso in modo molto diverso su Gaza rispetto a molte altre persone – ha aggiunto Trump col piglio dell’immobiliarista, più che del presidente Usa – Penso che dovrebbero avere un pezzo di terra buono, fresco e bello. E noi faremo in modo che alcune mettano i soldi per costruirlo e renderlo bello e abitabile e piacevole».
Di certo la ricostruzione di Gaza non prevede un ritorno della popolazione in quel luogo, ha detto ancora Trump. «Se potessimo trovare il pezzo di terra giusto, o numerosi pezzi di terra, e costruire dei posti davvero belli con un sacco di soldi nella zona, penso che sarebbe molto meglio che tornare a Gaza».