Stop agli aiuti umanitari Usa all’estero: dall’Usaid all’Onu, la battaglia di Trump e Musk contro la cooperazione internazionale
Nella battaglia definita «senza controllo» dal New York Times agli «alti costi» della spesa pubblica, Elon Musk – con l’approvazione di Donald Trump – ha deciso di smantellare, con una velocità che ha sorpreso tutti, l’UsAid, l’agenzia per gli aiuti umanitari internazionali. Nei giorni scorsi, il patron di Tesla e X, nominato ministro dell’Efficienza governativa e definito grande «cost-cutter» dal presidente americano, ha inviato due ispettori nella sede dell’«United States Agency for International Development» a Washington per verificarne conti e bilancio. I vertici hanno negato l’accesso, e due dirigenti sono stati licenziati dopo essersi rifiutati di consegnare informazioni classificate. Da ieri, l’UsAid – fondata da John F. Kennedy nel 1961 all’inizio della guerra fredda per contrastare l’influenza dell’Unione Sovietica e diventata la più grande macchina al mondo di aiuti civili e di assistenza allo sviluppo all’estero – è commissariata, con il segretario di Stato Usa Marco Rubio che ne ha assunto la direzione ad interim. E che sarebbe pronto – scrive Nbc News – a nominare Pete Marocco per fare una valutazione sull’operato dell’Agenzia. Ciò significa che anche l’UsAid – il cui staff è stato messo in congedo forzato o licenziato via mail – rischia di pagare la politica dell’America First, che ha portato il presidente a congelare per 90 giorni tutti gli aiuti esteri americani, con l’eccezione di quelli riservati a Israele ed Egitto, per riallinearli con le priorità della sua agenda. Qualche giorno dopo, il segretario di Stato ha tolto dal provvedimento gli aiuti umanitari destinati alle diverse missioni, ma non è chiaro quali agenzie e ong possono continuare ad autorizzarli.
I conti dell’UsAid e il costo basso per il governo
L’Agenzia del governo americano, indipendente da altri enti o ministeri, eroga miliardi di dollari l’anno in aiuti umanitari all’estero. Finanziamenti che forniscono un’ancora di salvezza a oltre 130 Paesi, con un costo che rappresenta solo una piccola frazione del bilancio federale complessivo. Solo nell’anno fiscale 2023 l’UsAid ha destinato 72 miliardi di dollari in tutto il pianeta – per interventi come quelli in favore della salute delle donne nelle zone di conflitto, per l’accesso all’acqua pulita, per i trattamenti per l’Hiv/Aids, per la sicurezza energetica oppure per le attività anti-corruzione – fornendo il 42% di tutti gli aiuti umanitari monitorati dall’Onu nel 2024. Negli ultimi anni ha inoltre fornito «un significativo sostegno umanitario e di sviluppo economico» all’Ucraina, nonché «assistenza umanitaria nella Striscia di Gaza», scrive l’Nbc News.
La decisione di smantellarla arriva il giorno stesso della rivelazione di Politico, secondo cui Trump firmerà oggi – martedì, 4 febbraio – un ordine esecutivo per ritirare nuovamente gli Stati Uniti dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc) e bloccare definitivamente i finanziamenti all’Unrwa (l’agenzia Onu che si occupa dell’assistenza ai profughi palestinesi), dopo la sospensione decisa da Joe Biden. Un regalo a Benjamin Netanyahu, primo leader straniero ad entrare nello Studio Ovale nel secondo mandato del presidente, che è arrivato a Washington oggi per discutere della seconda fase della fragile tregua a Gaza. Per Trump, che disporrà una revisione ampia dei finanziamenti statunitensi per l’Onu, gli organismi delle Nazioni Unite promuovono sentimenti «radicali» e «anti-statunitensi». Così, la scelta di tirarsi fuori.
Il ruolo del Doge e la squadra di “baby” nerd
Nella decisione di tagliare i costi alle Agenzie ha giocato un ruolo fondamentale il Dipartimento per l’efficienza del governo (Doge) guidato da Musk. Più in generale, il multimiliardario di origine sudafricana – scrive il Nyt – ha intenzione di infilarsi in tutti i gangli vitali dell’amministrazione, dal sistema di pagamento del Tesoro all’Ufficio per la gestione del personale sino, appunto, all’UsAid. Per molti funzionari statunitensi, Musk ha «un margine di manovra illimitato», denuncia il quotidiano Usa. E «nessuno» sarebbe in grado di «tenerlo sotto controllo». Neppure Trump, che nei giorni scorsi ha lanciato una stoccata al suo first buddy: «Musk non può prendere decisioni senza la mia approvazione», ha chiarito ai giornalisti nello Studio Ovale. Tuttavia, il presidente Usa ha messo nelle mani di Musk, che ha una crescente influenza sul governo federale, un potere enorme per quanto riguarda le decisioni da prendere sui costi (da tagliare).
A detta dei media Usa, Musk avrebbe persino intenzione di introdurre strumenti di intelligenza artificiale nei sistemi governativi per analizzare contratti e suggerire tagli. Il suo team ha dichiarato di aver «contribuito a far risparmiare al governo federale più di 1 miliardo di dollari al giorno» grazie a iniziative quali la cancellazione di contratti di locazione relativi a edifici federali e di programmi legati alla diversità, all’inclusione e all’equità. Ai piani alti del Doge – scrive Wired – un gruppo di baby nerd tra i 19 e i 25 anni lo starebbe aiutando nello sforzo di smantellare il governo. Uno di loro, secondo la rivista, sarebbe Luke Farritor, vincitore l’anno scorso di un premio da 700 mila dollari per aver decifrato un papiro di Ercolano carbonizzato dall’eruzione del Vesuvio. «I giovani tech senza esperienza che stanno aiutando Musk nella presa di controllo del governo», titola Wired la sua inchiesta sui giovanissimi a cui è stato dato libero accesso ai sistemi informatici controllati dal progetto di Musk per «modernizzare la tecnologia e il software federali per massimizzare l’efficienza e la produttività del governo».