Testi di Sanremo, l’Accademia della Crusca boccia (quasi) tutti: «Fedez fa cascare le braccia, i rapper per niente trasgressivi»
Gabbani? «Banale». Fedez? «Mi cadono le braccia». Sono pochi i brani in gara a Sanremo che si salvano dal punto di vista linguistico secondo Lorenzo Coveri, professore dell’Accademia della Crusca che da anni analizza i testi sanremesi. Secondo il docente di linguistica italiana all’Università di Genova, quelli quest’anno sono scritti con un linguaggio moderno e informale, lontano dalla tradizione letteraria che ispirava i brani delle edizioni precedenti del festival della canzone italiana. Ma sono anche brani «piatti».
«A Sanremo anche i rapper si adeguano al mainstream»
Il professore evidenzia che quest’anno ci sono 11 autori per la gran parte dei brani. Una tendenza all’uniformità che colpisce anche gli artisti che fuori dall’Ariston si dimostrano più irriverenti. E non solo perché a Sanremo anche i rapper cantano d’amore e di famiglia. Anche per quanto riguarda il genere. «È un Festival a zero tasso rock – argomenta Coveri – E con una quota limitatissima di cantautori: solo Brunori Sas e Lucio Corsi. Poi abbiamo dei rapper che si adeguano al tono medio e mainstream della kermesse, per niente trasgressivi: il famigerato Tony Effe canta una stornellata che non fa male a nessuno. Tutto il resto – l’80% delle canzoni – viaggia su un linguaggio familiare popolare e colloquiale, ormai lontano dal vecchio stile della canzonetta».
«Ormai si punta al tormentone estivo, non a stupire»
Perché tutta questa piattezza? «Premetto che senza aver ascoltato la musica il giudizio sulle canzoni non può essere completo», commenta il professore prima di spiegare. «Sanremo intanto è condizionato ormai dalle piattaforme, dalle radio: non si scrive più la canzone per vincere il festival, ma per durare almeno sei mesi, arrivando possibilmente fino ai tormentoni estivi», fa notare. «E poi andando al festival si entra nel mainstream, e questo fa da filtro, crea una specie di media, anche linguistica: anche più trasgressivi all’Ariston si moderano».
I testi migliori di Sanremo 2025
Secondo il professore spiccano solo Brunori Sas – «letterario, con immagini sofisticate, figure retoriche di livello. Interessante, intimo, autobiografico, nel parlare della gioia e della responsabilità di mettere al mondo una figlia» – Lucio Corsi – «il testo più fresco di tutta la rassegna: 9 anche a lui. Usa immagini inattese, giovanilismi e gergo in modo intelligenti, l’ironia» – e Shablo – «Originale, esce dai binari» -. Coveri è deluso da Gabbani, da cui si aspettava di più viste le edizioni precedenti: «Senza infamia e senza lode». Assolutamente insoddisfatto dai Modà: «Versi pesantissimi, lunghissimi, più che una canzone sembra la predica di un prete. Siamo al limite dell’incomprensibile. Fa cadere le braccia», sentenzia al Corriere della Sera. Bocciata anche Elodie: «Testo pessimo, come se parlasse a telefono. Prosa di una banalità sconcertante: nelle parole non c’è ritmo, magari ci sarà nella musica». Secondo il prof fanno male anche i testi di Massimo Ranieri e Giorgia, ma i due si salveranno grazie alla voce. Fatica pure Olly. E Fedez (che potrebbe essere prossimo al ritiro)? «Diamo 6 a un testo deprimente che parla di depressione, si salva qualche giochetto di parole sui nomi dei farmaci, poi rime discutibili come carne viva – mente schiva. Cita Mary Poppins col cianuro al posto della pillola che va giù. Mi cadono le braccia».