Nataly Quintanilla scomparsa a Milano, il compagno denuncia 7 giorni dopo: «All’inizio non mi sono preoccupato»
Dal 24 gennaio Jhoanna Nataly Quintanilla è scomparsa. Alta 1,60 metri per 65 chili di peso, Nataly ha 40 anni e i suoi cari non hanno sue notizie da quasi due settimane. Da allora la preoccupazione si è diffusa nella comunità salvadoregna di Milano, ma è solo a una settimana dalla scomparsa che il compagno ha fatto denuncia. «Sono qui per denunciare l’allontanamento volontario della mia compagna», ha detto ai carabinieri della stazione Musocco lo scorso 31 gennaio. Da lì sono partite le ricerche della squadra omicidi del nucleo investigativo di via Moscova. Il telefono di Nataly non è raggiungibile, il suo bancomat non è stato usato, e il racconto del compagno desta preoccupazione. Per questo, per la donna si teme il peggio.
Nataly Quintanilla scomparsa a Milano, l’allarme di Penelope
«Jhoanna Nataly Quintanilla Valle ha 40 anni, è alta un metro e 60 per 65 chili, ha capelli biondo scuro e occhi castani. “Si è allontanata già da diversi giorni, non ha famiglia in Italia e le amiche non hanno sue notizie e non riescono a mettersi in contatto con lei! Chiunque abbia informazioni ci contatti! Grazie mille!», recita il messaggio dell’associazione Penelope, che offre supporto ai familiari delle persone scomparse. Specifica Penelope: «Non sappiamo cosa indossasse al momento della scomparsa. Ha con sé il cellulare, però risulta spento».
La strana denuncia di scomparsa, una settimana dopo
L’attenzione dei carabinieri si concentra sulle ricerche, ma anche sul ritardo cumulato dal 48enne che vive con Nataly. La relazione è sempre andata bene — ha affermato davanti ai militari — con alcuni litigi ogni tanto che non hanno mai creato seri problemi». Secondo quanto riferito dall’uomo, i due hanno una relazione che va avanti da 15 anni, dei quali gli ultimi sei trascorsi a Milano. Il compagno di Nataly ha anche accennato a pensieri preoccupanti che la donna avrebbe espresso prima della scomparsa. «Era strana: parlava della morte in generale e della solitudine che provava in quanto lontana dalla sua famiglia» si legge nella trascrizione del racconto dell’uomo citato dall’edizione milanese di Repubblica.
«Mi sono svegliato e non c’era più»
Il 48enne si rammarica perché «purtroppo, superficialmente non ho dato peso a queste parole, non sono stato in grado di rassicurarla né di confortarla». Inoltre, secondo quanto racconta, la sera prima di sparire, Nataly «aveva sistemato i vestiti nell’armadio in modo molto ordinato». Prosegue la denuncia. La sera della scomparsa, «nessuno dei due ha cenato, sono rimasto a guardare la televisione e mi sono addormentato con la tv accesa. In piena notte mi sono svegliato e ho notato che lei non c’era, che mancava una o due valigie e parte dei suoi vestiti invernali, i documenti e il cellulare».
Il telefono spento, il bancomat inutilizzato
Vista la situazione, l’uomo ha deciso di «lasciare la porta di casa aperta, sperando che rientrasse. Anche questa volta non mi sono preoccupato e mi sono rimesso a letto». Mentre amiche e amici di Nataly si chiedono cosa possa essere successo. C’è un altro elemento desta particolare attenzione nel racconto dell’uomo: «Purtroppo non so neanche chi frequenti né il suo luogo di lavoro, per cui non ho potuto chiedere ad alcuno informazioni utili a rintracciarla».