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I sindacati scendono in piazza a Bruxelles per scuotere l’Ue: «La deindustrializzazione è già realtà»

05 Febbraio 2025 - 18:07 Gianluca Brambilla
sindacati industria ue
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I rappresentanti dei metalmeccanici europei chiedono investimenti pubblici e un blocco dei licenziamenti: «Bruxelles usi tutti gli strumenti che ha a disposizione»

Investimenti pubblici, blocco dei licenziamenti e un piano europeo per rilanciare l’industria del Vecchio Continente. È con queste richieste che oggi, mercoledì 5 febbraio, migliaia di lavoratori del settore metallurgico hanno risposto all’appello del sindacato europeo dell’industria, IndustriAll Europe, e sono scesi a manifestare per le strade di Bruxelles. A due passi dalle sedi delle istituzioni europee, le sigle sindacali hanno protestato per chiedere politiche attive sul lavoro e strumenti per frenare il processo di deindustrializzazione. «Oggi, l’Europa si trova di fronte a una scelta: o deindustrializzarsi, perdere il lavoro, la leadership industriale e restare dipendente dalle importazioni oppure investire nei nostri posti di lavoro utilizzando tutti gli strumenti disponibili», avverte Judith Kirton-Darling, segretaria generale del sindacato europeo IndustriAll, dalle strade di Bruxelles.

«La deindustrializzazione è già realtà»

La protesta dei sindacati arriva poche settimane prima della presentazione del Clean Industrial Deal, il pacchetto di misure su cui è al lavoro la Commissione europea e che punta ad accelerare la transizione energetica e tendere una mano ai settori industriali più in difficoltà. La deindustrializzazione non è più una minaccia, «ma una dura realtà», si legge in una nota dei sindacati europei. Ed è proprio per scongiurare ulteriori perdite di posti di lavoro che il sindacato europeo ha indetto la manifestazione di oggi a Bruxelles, a cui hanno partecipato anche diversi eurodeputati di Pd, M5s e Avs.

Dal 2008 a oggi, l’Europa ha perso 2,5 milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero. Di questi, circa un milione sono andati persi dopo il 2019. Questa situazione, avverte IndustriAll, rischia di degenerare ulteriormente, soprattutto a causa della crisi dell’automotive, che impiega – direttamente e indirettamente – circa 13 milioni di cittadini europei. Dallo scorso giugno sono oltre 90mila i posti tagliati nel settore, a cui vanno aggiunte le difficoltà riscontrate anche nel chimico, nei metalli di base, nei tesili e nei materiali di base. «Se c’è un futuro per l’Europa, questo si dovrà fondare sul lavoro. È l’unico modo in cui può avvenire la transizione, assieme a lavoratrici e lavoratori», commenta Michele De Palma, segretario generale della Fiom, anche lui presente alla marcia dei sindacati a Bruxelles.

Le 5 richieste dei sindacati europei

Sulla necessità di fermare la deindustrializzazione sono tutti d’accordo: politica, aziende e sindacati. Le divisioni, semmai, riguardano le soluzioni proposte per invertire questo processo. Le principali associazioni datoriali, a partire dall’italiana Confindustria, vedono nell’ambizioso progetto di transizione avviato con il Green Deal il vero freno alla competitività delle aziende europee. «Oggi l’ideologismo green sta affossando la manifattura, che è il cuore produttivo dell’Europa», ha detto di recente Giuseppe Pasini, nuovo presidente di Confindustria Lombardia, nel suo discorso di insediamento.

La ricetta proposta dai sindacati europei riuniti è profondamente diversa. Secondo i rappresentanti dei lavoratori, è la mancanza di una politica industriale seria e coordinata ad aver fatto perdere terreno all’Europa rispetto a Stati Uniti e Cina, non le leggi per combattere i cambiamenti climatici. Alla manifestazione di oggi a Bruxelles, IndustriAll ha avanzato cinque proposte: investire nella formazione dei lavoratori per garantire una giusta transizione ed evitare licenziamenti; prevedere una politica industriale con forti investimenti pubblici per una crescita inclusiva; investire in reti e infrastrutture moderne per un’energia stabile, conveniente, affidabile e a basse emissioni di carbonio; rafforzare la contrattazione collettiva e la partecipazione dei lavoratori al processo decisionale; garantire pratiche di acquisto eque e la due diligence sui diritti umani lungo le catene di fornitura.

Il piano di Bruxelles per rilanciare l’industria

Intorno all’ora di pranzo, una delegazione dei sindacati è stata ricevuta dai commissari europei Stéphane Séjourné (Industria) e Roxana Mînzatu (Diritti sociali). L’incontro è servito anche per ribadire la contrarietà dei sindacati alla «Bussola della competitività» presentata nei giorni scorsi da Ursula von der Leyen. Il maxi programma di riforme proposto dalla Commissione europea punta a tendere la mano alle aziende tramite uno «shock di semplificazione» e una riduzione della burocrazia. Un piano accettato di buon grado dalle imprese, ma che sembra non aver convinto i sindacati. «Il progetto europeo – ricorda ancora IndustriAll – è stato costruito dai lavoratori dell’industria, da noi! È tempo di rimettere i lavoratori al centro di questo progetto».

Foto copertina: EPA/Olivier Matthys | La protesta dei sindacati metalmeccanici nel quartiere europeo di Bruxelles, 5 febbraio 2025

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