La caccia al tesoro dell’Ucraina: armi in cambio di minerali delle terre rare a Usa e Unione Europea
Le armi all’Ucraina in cambio dei minerali sul suo suolo. Kiev probabilmente non entrerà nella Nato fino a quando Vladimir Putin non sarà in vita. Né nell’Unione Europea prima di dieci anni. Mentre per Volodymyr Zelensky licenze e privatizzazioni di giacimenti a favore di imprese americane o europee oggi appaiono sempre più il modo di attrarre investimenti, risvegliare l’interesse delle capitali del G7 nella difesa dell’Ucraina e assicurare un’integrazione di fatto con l’Occidente. Il Corriere della Sera spiega oggi cosa c’è dietro la trattativa tra Donald Trump e il paese in guerra con la Russia. Il presidente intende condizionare gli aiuti degli Stati Uniti all’Ucraina a un accordo sull’export di terre rare, minerali come il litio e il titanio. Necessari all’industria americana per sfornare componenti strategiche come le batterie delle auto e le turbine eoliche.
Il titanio, l’uranio, la grafite, il litio, il berillio
Secondo Federico Fubini Trump ha il merito di rendere esplicito un approccio seguito anche dalla Germania. Kiev pensa che il futuro del paese nel dopoguerra prenderà forma intorno ai tre grandi accordi da concludere con i governi dell’Occidente. Il primo riguarda risorse minerarie come titanio, uranio, grafite, litio, berillio. Il secondo è la fornitura di armi prodotte in Ucraina a costi più bassi e in tempi più stretti per gli eserciti europei e degli Stati Uniti. Infine, le garanzie di sicurezza per il Paese e il possibile dispiegamento di un contingente di pace europeo. In teoria con il supporto americano. Sempre che Trump non si sia nel frattempo impegnato per Gaza.
Migliaia di miliardi di euro
Le risorse nel sottosuolo valgono potenzialmente migliaia di miliardi di euro. Le quantità provate di litio, titanio e uranio in Ucraina restano un segreto di Stato. Ma di litio in particolare il Paese sembra custodire — nei territori liberi dall’occupazione russa — il 3% delle risorse mondiali. Attualmente la Cina è il terzo produttore mondiale del minerale. Che serve per batterie, industria nucleare, fotovoltaico o computer. Anche l’80% della produzione mondiale di titanio è controllata da Cina, Russia e Kazakhstan. E a francesi e americani interessa anche l’uranio di Kiev per la produzione di energia nucleare civile. Così come la grafite: oggi la Cina controlla il 77% del mercato mondiale, la Russia un altro 12%. Ce n’è abbastanza per scatenare la grande caccia al tesoro dell’Ucraina.