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Gli effetti positivi dei videogiochi, la ricerca: «Perché possono far trovare il senso della vita»

05 Febbraio 2025 - 23:33 Ugo Milano
Uno studio inglese ha sottolineato l'impatto benefico dei videogame "open world" su chi li gioca: «Causano maggiore pace interiore»

Alcuni videogiochi, come la serie The Legend of Zelda, possono trasmettere in chi li gioca «un senso di positività e perfino scopo e significato nella vita». È quanto emerge da uno studio pubblicato sul Journal of Medical Internet Research. Secondo Andreas Eisingerich, professore all’Imperial College di Londra e autore della ricerca, la categoria dei giochi “open world” potrebbero «offrire un senso di esplorazione, un’opportunità di sviluppare e sperimentare padronanza e abilità».

La forza degli “open world”: «Connessione più profonda con il mondo ludico»

Secondo gli scienziati, i videogiochi “open world” permettono al giocatore di «muoversi liberamente in un vasto ambiente senza la minima restrizione». Non c’è la necessità ansiogena di completare dei task o di raggiungere degli obiettivi: ci si immerge semplicemente in un mondo alternativo, abitato da personaggi con cui si interagisce. Insomma nessuna competizione o percorso da compiere, elementi che portano «un alto livello di eccitazione e urgenza». Il ritmo lo dà il giocatore, che può rimandare quanto vuole i compiti da svolgere: «Lo stile di gioco autogestito favorisce una connessione più profonda con il mondo ludico».

Il metodo di ricerca e gli effetti sui giocatori

Lo studio è stato condotto su 32 interviste approfondite e 609 sondaggi e autodichiarazioni di studenti amanti dei videogiochi. Dalle prime indagini, effettivamente, è emersa l’efficacia degli “open world” nel permettere di evadere dalla realtà e dal suo stress, permettendo un momentaneo benessere emotivo. Questi ragazzi, effettivamente, mostravano un «rilassamento significativo» e una «maggiore pace interiore». Quasi come se percepissero il videogioco come una «forma di meditazione». Rimane comunque importante, scrivono gli scienziati, «la moderazione dell’uso» per non trascurare l’attività fisica.

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