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Gentiloni, Trump e l’Italia: «Tra le vittime della guerra commerciale non solo il parmigiano. Ai dazi si risponde con i dazi»

06 Febbraio 2025 - 07:18 Alessandro D’Amato
paolo gentiloni donald trump dazi
paolo gentiloni donald trump dazi
L'ex premier e commissario: dobbiamo prepararci a negoziare senza paura

Paolo Gentiloni dice che una guerra commerciale degli Usa «avrebbe come vittima collaterale l’Occidente non solo il parmigiano». E che Ursula von der Leyen deve parlare con Donald Trump. Che predilige rapporti bilaterali con i singoli paesi, ma «l’Ue è una superpotenza commerciale non inferiore neppure agli Usa. Da parte nostra dobbiamo prepararci a negoziare senza paura». Mentre i pontieri come Giorgia Meloni sono utili. Anche se «l’Italia costituisce solo il 20% del problema di Trump con l’Ue, con cui il deficit americano è di 210 miliardi di euro».

I dazi e l’Italia

Per l’ex premier gli Usa non hanno intenzione di fare figli e figliastri nell’apposizione dei dazi: « La Commissione è pronta a rispondere ai vari scenari e livelli di azione da parte dell’Amministrazione Usa. Rompere ora la compattezza europea, tanto più su materie di competenza di Bruxelles, sarebbe molto negativo per il nostro paese». Se Trump pensa davvero di ridurre il deficit commerciale con le tariffe l’Europa dovrebbe reagire: «Ai dazi si risponde con i dazi». In politica interna, Trump vuole eliminare checks and balances. «Lo vedo e non minimizzo. Aggiungo però che la guerra dei dazi avrebbe risvolti pesanti per l’economia americana, in termini di inflazione e rafforzamento del dollaro, che renderebbe impossibile il riequilibrio della bilancia commerciale».

Il rischio politico e la dittatura

Secondo Gentiloni il rischio politico «resta enorme. Ma non sposo la narrazione che in America c’è ormai una dittatura. Siamo di fronte a una presidenza “imperiale” molto più radicale del primo mandato di Trump, quando potevamo dire che il suo era un multilateralismo riluttante. Ora vuole ancora negoziare ma dettando lui i termini. Se questo diventasse un fatto duraturo, segnerebbe il declino dell’Occidente. La Nato e i rapporti transatlantici non possono convivere a lungo con gli Stati Uniti fuori dagli accordi che li sostanziano».

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