Terremoto a Santorini: la faglia, l’evacuazione, gli abusi edilizi, lo sciame sismico «senza precedenti»
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Sono migliaia le persone che hanno lasciato Santorini negli ultimi giorni. Con voli speciali e traghetti partiti appositamente, 11 mila dei 13 mila abitanti hanno lasciato l’isola. Lo hanno fatto a causa dello sciame sismico senza precedenti sviluppatosi da sabato scorso sotto il Mar Egeo. La più forte delle scosse mercoledì sera: magnitudo 5,2. Prima e dopo, migliaia di altri terremoti, tra cui sette questa mattina, di magnitudo superiore a 4,0. La situazione di Santorini è simile anche nelle isole vicine, dove i residenti sono stati invitati non creare grandi assembramenti all’interno degli edifici. Ma anche a prestare attenzione alla caduta di massi, e, in caso di terremoti forti, a non rimanere sulla costa per il rischio di piccoli tsunami.
La faglia del Mar Egeo
Al momento, gli esperti non hanno chiaro quando si interromperà lo sciame sismico. «L’intensità sta diminuendo ma non si è ancora stabilizzata», ha dichiarato il direttore dell’Istituto geodinamico di Atene, Athanassios Ganas al canale televisivo statale ERT. Certo è che i terremoti non sono cosa nuova nel Mar Egeo, basti pensare a quello che ha devastato la Turchia e in particolare città costiera di Smirne nel febbraio 2023. La zona è attiva sismicamente perché sotto di essa giacciono numerose faglie tra le placche tettoniche, che muovendosi l’una sull’altra, scontrandosi e facendo attrito fanno tremare la terra. Non di rado l’attività sismica è legata a quella vulcanica, che è quella che ha dato origine alle isole che oggi attirano milioni di turisti. Tuttavia, come spiega il geologo Mario Tozzi, in questo caso lo sciame sismico non sembra legato alla risalita di una colonna magmatica dal sottosuolo.
Le case costruite male
Il geologo pone l’attenzione su un aspetto: la gran parte dei danni dei terremoti non è dovuta al sisma in sé. Ma alla fragilità degli edifici, costruiti senza tenere conto dei movimenti del terreno. «Possiamo però sapere come si è costruito a Santorini, dove il rischio naturale è elevatissimo, perché, entro certi limiti di magnitudo, non è il terremoto che ti uccide, ma il crollo della casa costruita male. Mentre a nulla servirebbe aver costruito bene in caso di eruzione catastrofica. Speriamo comunque che, nell’orgia turistica degli ultimi decenni, non si siano fatti sconti nella progettazione antisismica e nell’uso dei materiali e che tutto si risolva, al massimo, in una temporanea e limitata evacuazione. Della quale, se si fosse costruito correttamente, al momento, non ci sarebbe alcun bisogno», avverte l’esperto in un articolo su La Stampa.