L’ipotesi cane sciolto degli 007 dietro lo spionaggio con Paragon e le altre due vittime di Graphite
![francesco cancellato luca casarini software graphite paragon spionaggio](https://static.open.online/wp-content/uploads/2025/02/francesco-cancellato-luca-casarini-software-graphite-paragon-spionaggio.jpg)
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Dopo Luca Casarini e Francesco Cancellato ci sono altri due nomi di spiati con Paragon. E fanno capire qualcosa di più sui mandanti dell’infiltrazioni sui telefoni cellulari tramite il software Graphite. Si tratta di Beppe Caccia, l’armatore della nave Mediterranea Saving Humans. E di un rifugiato sudanese. Mentre un altro nome circolato nei giorni scorsi è quello di Husam El Gomati. Un libico che vive in Svezia e da lì su Telegram denuncia i rapporti tra il governo italiano e i trafficanti di esseri umani. Sostenendo la tesi della complicità degli 007 italiani in Libia. E arrivando a ipotizzare il loro coinvolgimento in omicidi. Mentre il governo sostiene che il software sia utilizzato anche dalle procure. E quindi che vadano cercate lì eventuali violazioni alle regole d’uso dello spyware.
Chi controlla Paragon
È La Stampa a raccontare che tra i sette italiani spiati con Graphite ci sono anche Beppe Caccia e un rifugiato sudanese. Ma il nome più interessante è quello di El Gomati. Dal suo canale Telegram nei giorni scorsi il cittadino libico aveva parlato di un piano per indebolire il governo italiano a partire dal caso Almasri. Un piano orchestrato dai servizi segreti di Tripoli che osteggiano l’Italia. Paragon ha confermato che tra i suoi clienti c’erano un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence. E che stipula contratti solo ed esclusivamente con i governi. A questo punto, è il ragionamento del quotidiano, la risposta che fonti di primo piano del governo hanno fornito in queste ore aprirebbe due piste. O quella di qualche agente troppo solerte che si è mosso di propria iniziativa per accreditarsi, nella convinzione di fare un favore a Meloni.
Le due piste
O più semplicemente è in corso un’indagine della magistratura, che ha tutto il potere di ordinare intercettazioni di questo tipo, magari per provare l’associazione a delinquere nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tutte le opposizioni hanno comunque chiesto al governo di chiarire e di riferire in Parlamento. Repubblica intanto racconta in un retroscena che secondo il governo i server di Paragon sono in mano anche alle procure. Una circostanza che Alfredo Mantovano può confermare davanti al Copasir. E che butterebbe la palla nel campo della magistratura. Salvando così l’esecutivo da una situazione difficile. L’altra ipotesi, quella del “cane sciolto” dei servizi, sta in piedi analizzando i nomi dei coinvolti nello spionaggio. Ma presupporrebbe la figura di uno 007 talmente zelante da indagare per proprio conto allo scopo di fare un favore al governo.