Éva Henger, i porno con Schicchi e Moana Pozzi che non è morta nel 1994: «È andata via un anno dopo»
![eva henger moana pozzi riccardo schicchi](https://static.open.online/wp-content/uploads/2025/02/eva-henger-moana-pozzi-riccardo-schicchi.jpg)
![eva henger moana pozzi riccardo schicchi](https://static.open.online/wp-content/uploads/2025/02/eva-henger-moana-pozzi-riccardo-schicchi.jpg)
Éva Henger è stata attrice di film porno e se n’è pentita. Ha condotto programmi come Paperissima Sprint, è rimasta vedova del marito Riccardo Schicchi, si è risposata con il produttore Massimiliano Caroletti e sta per girare il suo primo film da regista. Ha scritto la sceneggiatura di un altro, The Contract , ritorno al cinema di Kevin Spacey dopo quattro assoluzioni dalle accuse di molestie sessuali sulla scia del MeToo. In questi giorni arriva nelle sale Diva Futura di Giulia Louise Steigerwalt, storia di Riccardo Schicchi, interpretato da Pietro Castellitto. Racconta di Moana Pozzi e Ilona Staller in arte Cicciolina. E c’è anche Éva, qui interpretata da Tesa Litvan («non mi somiglia, eppure nel film è uguale a me» dice lei in un’intervista al Corriere della Sera).
I film porno
Di film porno, sostiene nel colloquio con Candida Morvillo, «ne ho girati solo quattro. Mio marito Riccardo Schicchi non voleva, ma non so che mi era preso… Facevo foto e spettacoli sexy, però ovunque andassi, mi dicevano: ho visto tutti i tuoi film. Non ne avevo fatto neanche uno, ma per tutti ero una pornostar, ero già giudicata e condannata. E vedevo Moana e Ilona che guadagnavano molto più di me, per cui ho pensato: tanto vale, li faccio anche io». Quei quattro film sono stati rimaneggiati fino a tirarne fuori venti. E sono finiti in tribunale.
Lei intanto ricorda il marito: «Riccardo era folle, infantile. Mi diceva: vieni, andiamo a caccia di farfalle, le prendiamo e le liberiamo in casa. Faceva cavolate, anche. Una volta, in Kenya mi fece quasi arrestare: s’innamorò di due camaleonti, me li mise nello zaino. Esportarli era vietatissimo. Me ne accorsi mentre mi passavano lo zaino ai Raggi x. L’agente mi guardò malissimo, ma mi lasciò andare. Riccardo era corso via, ridendo. Lo raggiungo, gli do un calcio. Dico: sei matto. E lui: sei una bella ragazza, sapevo che non ti avrebbero fatto nulla».
«Amorali, non immorali»
Schicchi «era un eterno sognatore, voleva vivere in un mondo tutto farfalle, gioia, amore. E la sua era una lotta per la libertà e contro l’ipocrisia. Era un visionario che è riuscito a portare Cicciolina in Parlamento e Moana Pozzi su tutte le televisioni. Grazie a lui la morale è cambiata». E diceva «siamo amorali non immorali». Per lei comincia tutto quando diventa Miss Teen Ungheria a 17 anni: «Quel concorso lo vinsi facile facile perché a 15 anni ne avevo vinto un altro, diventando testimonial di una catena di abbigliamento e del principale quotidiano ungherese: ero già popolare come modella». Poi conosce Schicchi: «Feci una foto per la copertina di Burda , ricorda la rivista di ferri e uncinetto? Il fotografo mi presentò a Riccardo per un servizio in Italia, Riccardo mi vide e non voleva farmi andare via. Restai qualche giorno, poi mi misi a piangere: volevo tornare dalla mamma, non aveva il telefono e non volevo farla preoccupare».
Le molestie
Dice di aver subito molestie «una sola, quasi comica. Il regista mi aveva già scelta e il produttore mi dà appuntamento per firmare il contratto all’ora di pranzo: l’ufficio era deserto. Mi fa sedere su un divano lurido, si gira e aveva il suo coso in mano. Ho iniziato a urlare mentre mi rincorreva. Io avanti, lui dietro. Io che urlavo: brutto bavoso, vergognati! Per fortuna, il mio autista era fuori dalla porta». I film hard li ha fatti anche per problemi economici familiari: «Riccardo era tirchio quando si trattava di spendere diecimila lire, ma sulle grosse cifre era ingenuo e si era fatto raggirare più volte. Un tizio, poi condannato per truffa, gli fece firmare assegni, cambiali, mi buttai per terra pregandolo di non farlo. Dicevo: sono tua moglie, ascoltami, io a che servo? Niente. Perse anche il nostro appartamento. Però gli sono stata vicino sino alla fine».
La polizia
Racconta anche dei guai con la polizia: «Era una caccia alle streghe. Una delle prime volte, a una manifestazione alla Fontana di Trevi contro le limitazioni agli spettacoli dal vivo, c’erano duemila persone. Io arrivo con un abito scollato solo dietro, Moana è in jeans, ma gli agenti, temendo che volessimo spogliarci, ci portano in commissariato. Arriviamo e Moana inizia a flirtare con un poliziotto. Gli fa: che segno sei? E lui: Scorpione. La guardavo e pensavo: ma che cavolo fai, siamo arrestate e chiedi l’oroscopo? Ma lei era abituata ai fermi. Quando siamo uscite, le domando: stavo per avere un attacco di panico, come fai a essere così calma? E lei: non hai capito cos’è successo. Dico: no. E Moana: domani siamo su tutti i giornali».
L’amica Moana
Parla dell’amica Moana Pozzi: «Mi piaceva. Trasmetteva tranquillità. Amavo lavorare con lei, le facevo da ragazza di contorno, lei era la star, io la starlette. E il suo pubblico era più educato di quello di altre colleghe». Ci tiene a smentire una leggenda metropolitana: «Moana è morta. Ma non è morta il 15 settembre 1994. La sera prima, ho sentito che chiamava Riccardo e gli diceva che aveva recuperato cinque chili. Però, ero terrorizzata che si sapesse del suo tumore e che la gente la vedesse sciupata. Credo che si sia data per morta anzitempo per poter morire in pace. Per il secondo anniversario della morte, chiesi a Riccardo se facevamo qualcosa per ricordarla e lui si fece scappare un: no, tanto non è questa la data».
La data della morte
Moana Pozzi quindi ha letto i giornali che parlavano della sua morte: «Riccardo l’ha insinuato più volte. Davanti alla copertina dell’ Europeo , disse: non se la sarebbe mai persa. Credo sia morta un anno dopo». Con Cicciolina invece il rapporto era diverso: «Le facevo la spesa, cucinavo per lei, badavo al figlio. Ma ogni tanto impazziva e m’insultava. Una volta, si mise a urlare sostenendo che avevo usato un suo fondale per una foto. Un’altra, si fece menare da mia mamma. Eravamo in ufficio, litighiamo, prende il fax e lo butta per terra, poi mi lancia qualcosa, io le lancio una 24ore e la colpisco di striscio, ferendola al petto. Ci dividono, la chiudono a chiave in una stanza. Ma nella stanza c’era mia madre che, quando Ilona ha iniziato a insultare mia figlia di due anni, non si è tenuta».