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Salvini al raduno dei Patrioti a Madrid: «Meno Europa, più libertà. Basta burqa, gender e terrore islamico» Poi la stoccata alla Corte dell’Aja

08 Febbraio 2025 - 13:51 Ugo Milano
Orban esulta dal palco della kermesse: «Trump ha cambiato tutto, ora è il nostro momento». Ospiti di Abascal (Vox) anche Wilders e Le Pen

«Meno Europa, più libertà». È lo slogan lanciato dal vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, nel suo intervento alla kermesse dei Patrioti di Madrid. Durissimo su Olaf Scholz: «Quel genio invece di pensare ai lavoratori tedeschi ha detto che vuole mandare truppe Nato in Groenlandia: spero che gli elettori tedeschi premino Scholz e gli diano un biglietto di sola andata in Groenlandia, povera Groenlandia». Guardando oltre l’Europa, il leader leghista ha rivolto lo sguardo agli Stati Uniti post elezioni presidenziali. Ha puntato il dito contro l’Unione europea ed elogiato, invece, l’approccio di Donald Trump: «Ci ha dimostrato che un nuovo mondo è possibile: non è l’Ue che legittima gli Stati, ma gli Stati che legittimano l’Europa, che sennò non esisterebbe. Il burqa non è Europa, il gender e il terrore islamico non è Europa», ha affermato.

«Israele? Va messa in discussione la Corte penale internazionale»

Rivolgendosi poi ai popolari europei, Salvini ha lanciato un appello per un netto distacco dalle forze socialiste: «Devono scegliere se stare con il passato di Soros o il futuro di Elon Musk». Sul conflitto in corso in Medio Oriente, il vicepremier italiano ha criticato aspramente la Corte Penale Internazionale per il suo approccio nei confronti di Israele. «Bisogna mettere in discussione la Cpi che mette sullo stesso piano i terroristi di Hamas e un premier democraticamente eletto come Netanyahu», ha dichiarato.

Orban: «Trump ha cambiato tutto, ora tocca a noi»

Ad accendere ulteriormente i toni della kermesse è stato anche il premier ungherese Viktor Orban, che ha parlato direttamente al leader di Vox, Santiago Abascal, con un richiamo storico all’epoca della Reconquista spagnola, ovvero le guerre combattute contro gli arabi dai regni cristiani della Penisola Iberica, come aveva fatto poco prima di lui dal palco il sovranista olandese Geert Wilders. «Caro Santiago, sei spagnolo e vuoi la Reconquista: io sono ungherese e ti dico sto con te. Nel secolo tredicesimo la guardia ungherese si è unita a voi nella battaglia per la Reconquista. Io ti capisco e sto con te», ha affermato Orban. Il premier ungherese ha sottolineato la sintonia con la destra sovranista europea, descrivendo l’attuale momento politico come un’opportunità di svolta. «Lottiamo contro la stessa massa di invasori, voi qui in Occidente, io in Oriente. Voi spagnoli siete stati i primi quando nel 1956 ci siamo ribellati al comunismo e all’Unione Sovietica. Ora io sono con te». Anche Orban guarda con attenzione alle elezioni americane e al ritorno di Trump come un elemento di svolta per il movimento sovranista. «Il tornado di Trump ha cambiato il mondo: ora siamo mainstream. Ieri per alcuni eravamo il passato, una follia, ora siamo il futuro. Siamo molti, forti e grandi. Ora la squadra è molto unita. L’Ungheria è la prova vivente che è possibile, che ce la possiamo fare», ha concluso.

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