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Per il mercato i grandi banchieri hanno il braccino corto. Alle Ops di Mps, Unicredit e Bper mancano ora 3 miliardi

08 Febbraio 2025 - 21:25 Franco Bechis
La reazione dei risparmiatori (e le difese messe in campo dalle prede) hanno fatto cadere i titoli degli acquirenti e rialzato quelli che volevano comprare. Sarà necessario rimettere mano al portafoglio per chiudere quelle operazioni, che hanno offerte giudicate basse

Non sembra piacere un granché al mercato azionario il grande risiko bancario degli ultimi mesi che ha visto uno dopo l’altro il lancio dell’offerta di Unicredit sulla Banca popolare di Milano, poi quella del Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca e ora quella della Banca popolare dell’Emilia-Romagna sulla Banca popolare di Sondrio. In tutti e tre i casi si tratta di Ops, offerte pubbliche di scambio, e quindi della proposta di uno scambio azionario che non prevede manco un centesimo in contanti. È già questo tipo di offerta a suscitare scarsi entusiasmi ovviamente fra i piccoli azionisti e gli investitori internazionali, meno attratti dalle ragioni industriali dell’unione. Così alla data di venerdì 7 febbraio a prezzi di Borsa le tre offerte complessivamente erano inferiori già di tre miliardi di euro al valore di mercato delle tre banche preda. E se il sentimento della Borsa è questo sarà necessario che i tre compratori si preparino ad alzare l’offerta iniziale, magari mettendoci anche un po’ di soldi contanti e quindi trasformando le Ops in Opas.

Già bocciata in poche ore l’ultima operazione, quella di Bper sulla popolare di Sondrio

L’ultima offerta è stata lanciata alla fine dell’ultima settimana dalla Bper guidata da Fabio Cerchiai sulla Popolare di Sondrio. Siccome entrambi gli istituti di credito vedono fra gli azionisti rilevanti Unipol si poteva immaginare un’operazione concordata. Così però non è sembrato essere viste le prime reazioni dei vertici della banca valtellinese. L’offerta di Bper valutava la Popolare di Sondrio 4,32 miliardi di euro, attraverso la proposta di scambio di 1,45 azioni Bper contro una azione della Popolare di Sondrio con un premio offerto del 6,6%. Dopo la prima giornata di mercato, il titolo Bper è sprofondato e quello della Sondrio schizzato verso l’alto. A fine seduta non solo il premio offerto è scomparso, ma la capitalizzazione della Sondrio era superiore di 245 milioni di euro al valore dell’offerta ricevuta. Per fare uno scambio alla pari (che ovviamente ingolosisce poco) Bper avrebbe dovuto aggiungere così 0,54 euro per ogni azione della Sondrio.

Dopo qualche settimana, mancano 1,48 miliardi all’offerta di Mps su Mediobanca

Risale a qualche settimana prima l’Ops dell’Mps guidato da Luigi Lovaglio su Mediobanca. Anche qui offerta di carta contro carta e la proposta iniziale era di scambiare 2,3 azioni del Monte dei Paschi ogni azione Mediobanca, con un premio del 5 per cento come incentivo e una valutazione dell’istituto-preda di 13,3 miliardi di euro. Anche qui alla fine della seduta del 7 febbraio il premio è stato disintegrato. Solo per pareggiare il valore senza nessun incentivo ora la banca senese dovrebbe aggiungere 1,78 euro in più per ogni azione Mediobanca. Mancano quindi almeno 1,48 miliardi di euro alla proposta lanciata inizialmente. Più il necessario premio da offrire per fare apparire conveniente l’operazione agli investitori.

Non va meglio l’Ops di Unicredit su Bpm: il prezzo è già 1,231 miliardi sotto il valore

Non è diversa la musica nel caso dell’Ops di Unicredit su Bpm, perché anche qui dopo settimane di scambi sul mercato il prezzo virtuale dell’offerta (sempre carta contro carta) è sembrato al mercato troppo basso. La proposta iniziale di Unicredit offriva 0,175 azioni ordinarie della banca guidata da Andrea Orcel ogni azione Bpm consegnata, valutando così la preda 10,1 miliardi di euro con un premio del 14,8% secondo gli offerenti. A questa offerta la sera di venerdì 7 febbraio mancavano 0,812 euro ogni azione Bpm. Per parificare il prezzo di mercato, dunque, Orcel dovrebbe alzare la proposta di 1,231 miliardi di euro e aggiungere poi il necessario premio per ingolosire gli azionisti di Bpm.

Ai risparmiatori italiani piacciono poco le offerte di carta: preferiscono i soldi

Tradizionalmente non hanno funzionato molto le Ops sul mercato italiano: i risparmiatori prediligono infatti le proposte in denaro contante, o almeno quelle che contengono un mix di carta e soldi. Secondo un rapporto della Consob nel quadriennio 2020-2023 sono state 76 le offerte lanciate su altrettanti titoli quotati alla Borsa italiana. Di queste 67 erano Opa solo in denaro, e sono andate tutte in porto. Altre 3 erano offerte obbligatorie imposte dai regolatori di mercato per il superamento delle soglie di possesso previste dalla legge o per togliere il titolo dal mercato essendo troppo scarso il flottante. Le Ops come le tre ora lanciate in tre mesi sono state appena tre in quattro anni: una nel 2021, una nel 2022 e una del 2023. Le ultime tre offerte sono state Opas, che quindi prevedevano un mix fra carta e contante. Fra questa quella lanciata nel 2020 da Intesa San Paolo sulle azioni Ubi Banca. In origine anche in quel caso si trattava di una Ops, quindi carta contro carta. Viste le scarsissime adesioni Intesa ha poi aggiunto 0,57 euro in contanti per ogni azione Ubi Banca e l’operazione è così andata felicemente in porto

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