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Un decreto legge per togliere ai giudici la competenza sull’Albania?

giorgia meloni edi rama decreto legge albania giudici italiani
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Il governo prova a trasformarli in Cpr per riempirli. E pensa a una norma per escludere i magistrati italiani. Ma così dovrebbe dare la competenza a Tirana. L'opposizione all'attacco e il provvedimento ad hoc

Un decreto legge per i Cpr in Albania. A prescindere dal 25 febbraio, giorno in cui la Corte di Giustizia dell’Unione Europea che investirà l’operatività dei centri di Gjader e Shengjn. E che prevede di togliere la giurisdizione italiana sulle strutture. Che è alla base del trattato con Tirana. Le modifiche all’accordo potrebbero arrivare proprio per decreto. Per escludere la competenza dei magistrati italiani sulla gestione dei rimpatri. E per portare in Albania anche coloro che si trovano oggi negli hotspot e nei centri di accoglienza sul territorio nazionale. Anche se la fattibilità dell’operazione appare molto dubbio.

I giudici e l’Albania

A scrivere del tentativo di togliere ai giudici italiani la competenza sui centri in Albania è oggi il Corriere della Sera. L’idea è che i centri si trasformino in Cpr o in centri di accoglienza. Che, non si esclude, potranno essere gestiti da Tirana e non da Roma. Oggi a Roma è in programma un vertice di governo. Che dovrebbe nei piani dell’esecutivo fornire una soluzione giuridica affidabile dopo le sentenze dei giudici della Corte d’Appello. Il Messaggero spiega che la decisione è maturata venerdì 7 febbraio in una riunione tra il ministro degli Interni Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano. La decisione permetterebbe di aggirare il giudizio dei tribunali e il problema dei paesi sicuri. Perché i Cpr possono ospitare anche i richiedenti asilo. L’idea aveva già preso forma in estate. Ma serve una modifica del Trattato Bilaterale con Edi Rama.

Tirana e le strutture

E l’Albania dovrebbe prendere la giurisdizione delle strutture, oggi italiana. Ma allo studio c’è anche una norma per impedire ai giudici delle sezioni immigrazioni dei tribunali di andare a giudicare i casi nelle Corti d’Appello. Il governo ha già tolto alle prime la competenza sui trattenimenti. Ma dei sei giudici della Corte d’Appello che hanno bloccato il trattenimento in Albania di 43 migranti, ben cinque provenivano da quelle sezioni. Di qui l’idea di escluderli con un provvedimento ad hoc. Ad anticiparlo è stato il ministro degli Affari Ue Tommaso Foti. «Valuteremo se intervenire prima della sentenza» della Corte di giustizia europea, che potrebbe arrivare non prima di marzo o aprile.

L’opposizione

Intanto l’opposizione va all’attacco. Chiudere «questa pagina vergognosa, scusarsi e devolvere gli 800 milioni di euro destinati ad un centro inumano e inutile a sanità e sicurezza», la richiesta del responsabile politiche migratorie del Pd Pierfrancesco Majorino. A puntare il dito anche Avs e Più Europa. «Si sono ormai cacciati in un pasticcio, per uscirne rinuncino all’avventura albanese e smettano di sperperare i soldi degli italiani», afferma Filiberto Zaratti.

«Non gli sono bastate le pronunce dei tribunali di ogni ordine e grado a dire che è una procedura illegittima? Errare umano, perseverare è meloniano», dice Riccardo Magi nel giorno della sua conferma a segretario di +Europa. Ma il partito di Giorgia Meloni tiene il punto. «Sui centri in Albania andiamo avanti», annuncia la vice capogruppo di FdI alla Camera, Augusta Montaruli. «L’accordo, del resto, è un modello che fa scuola in Europa con gli Stati membri. I quali stanno assumendo la posizione italiana, ad iniziare dalla presidente Ue Ursula von der Leyen».

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