Alessia Pifferi, la Corte d’Appello dispone una nuova perizia psichiatrica: «Potrebbe aver ucciso Diana per un deficit cognitivo»
![alessia pifferi nuova perizia psichiatrica corte appello processo riaperto](https://static.open.online/wp-content/uploads/2025/02/alessia-pifferi-nuova-perizia-psichiatrica-corte-appello-processo-riaperto.jpg)
![alessia pifferi nuova perizia psichiatrica corte appello processo riaperto](https://static.open.online/wp-content/uploads/2025/02/alessia-pifferi-nuova-perizia-psichiatrica-corte-appello-processo-riaperto.jpg)
Materiale «lacunoso, incompleto e a tratti contraddittorio», questo il motivo che ha spinto la Corte d’Assise d’appello di Milano a richiedere una nuova perizia psichiatrica per Alessia Pifferi, la 38enne condannata all’ergastolo per aver fatto morire di fame e sete la figlioletta di 18 mesi Diana. Nel pomeriggio di lunedì 10 febbraio, la Corte ha accolto la richiesta della difesa disponendo una nuova consulenza sulla capacità di intendere e volere della donna, da cui dipende la sua imputabilità. La perizia sarà svolta il prossimo 28 febbraio, riaprendo di fatto il processo.
Il «no» alla perizia in primo grado
In primo grado Alessia Pifferi era stata condannata all’ergastolo per l’omicidio volontario, aggravato dal rapporto di filiazione, della figlia di 18 mesi. Nel luglio 2022 l’aveva infatti lasciata sei giorni da sola a casa con «due biberon di latte, due bottigliette d’acqua e una di teuccio», così si legge nella sentenza. Tutti elementi che, uniti alla perizia d’ufficio svolta dallo psichiatra Elvezio Pirfo, avevano spinto il collegio giudicante a ritenerlo un «dolo diretto» con «capacità di intendere e volere». E, per questo, respingere la domanda di una nuova consulenza psichiatrica da svolgere in primo grado.
L’inchiesta parallela sulle psicologhe di San Vittore
Al centro della scelta della Corte d’Appello c’è anche l’indagine parallela del pm Francesco De Tommasi, che aveva intercettato due psicologhe del carcere di San Vittore – dove Pifferi si trovava in custodia cautelare – dimostrando interferenze probatorie con cui «avrebbero creato le condizioni, con false attestazionni sullo stato mentale della detenuta, le condizioni per tentare di giustificare test diagnostici». Le due, insieme con l’avvocata Alessia Pontenani, erano state indagate per ipotesi di falso ideologico e favoreggiamento. «Senza l’inchiesta parallela forse la perizia avrebbe dato esito diverso», aveva sostenuto Pontenani. Nel registro degli indagati erano stati iscritti altre due psicologhe e lo psichiatra consulente di parte della difesa, Marco Garbarini. Fatto che aveva scatenato – lo scorso 4 marzo – lo sciopero degli avvocati milanesi.
Alessia Pifferi e il «deficit intellettivo»
Oltre all’interferenza, la difesa continua a sostenere la presenza di un chiaro «deficit intellettivo» in Alessia Pifferi. Deficit che, oltre a non farle provare empatia, le impedirebbe di rendersi conto delle sofferenze altrui e di prevedere le conseguenze delle proprie azioni. «È giusto che si capisca se c’è un problema alla base», ha sostenuto Pontenani. «Non è una pazza, ma bisogna capire se un disturbo cognitivo possa aver causato la morte di Diana». Nonostante la posizione contraria della sostituta procuratrice generale Lucilla Tontodonati, secondo cui la 38enne «si sta precostituendo una giustificazione per un comportamento che sa essere sbagliato», la Corte d’Appello ha optato per una nuova consulenza.