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Luca Casarini e quelle ombre tra spionaggio di Stato e caso Almasri: «Colpiscono i testimoni dei crimini in Libia, è regime»

10 Febbraio 2025 - 20:13 Ugo Milano
paragon luca casarini toma testimoni scomodi appello unione europea
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Il fondatore della ong Mediterranea Saving Humans ha depositato un esposto alla polizia di Palermo per il caso Paragon

Giornalisti e membri di ong, governo italiano e l’israeliana Paragon: un triangolo di cui al momento si conoscono solo i vertici e poco altro. Da Roma sono arrivate ripetute smentite riguardo all’utilizzo dello spyware mentre l’azienda di spionaggio ha reagito stracciando il contratto con Palazzo Chigi. Oltre a questo, il silenzio. Ma non da parte delle vittime: «Quando si spia chi dà fastidio, è il regime che lo fa», ha detto in una conferenza stampa da Strasburgo Luca Casarini, storico attivista no global e fondatore della ong Mediterranea Saving Humans. Per questo ha sollevato una duplice richiesta. Una, informale, alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, «affinché si faccia attenzione a cosa accade in Italia e in Ungheria». L’altra, ufficiale, sotto forma di esposto al centro di sicurezza cibernetica della polizia di Palermo.

L’appello all’Ue e i timori di Cancellato

«La Costituzione ci permette di sapere chi ci spia. Noi non abbiamo niente da nascondere, loro (chi ha utilizzato lo spyware, ndr) hanno molto da nascondere. Poniamo questo problema all’Unione europea». Continua da Strasburgo la campagna di Casarini, che da giorni chiede alle istituzioni di rendere conto dell’utilizzo di Graphite, il software con cui sette cittadini italiani sono stati hackerati. Tra questi, oltre a Casarini stesso e ad alcuni suoi collaboratori, anche il direttore di Fanpage Francesco Cancellato. «Non so chi sia entrato nel mio telefono, per quanto tempo e perché l’ha fatto», ha detto quest’ultimo. «La mia sensazione è che non sono entrati per fare dossier su di me, ma perché sono direttore di testata e speravano di poter trovare anticipazioni su quanto stavamo facendo».

L’esposto di Casarini: rapporti Libia-Italia dietro allo spionaggio?

Per ottenere risposte, Casarini ha scelto la via legale. La mattina di lunedì 10 febbraio i suoi legali hanno depositato un esposto presso il centro di sicurezza cibernetica della polizia di Stato a Palermo. L’ipotesi al momento formulata è di accesso abusivo a sistema informatico ma l’obiettivo è proprio quello di chiedere agli inquirenti di «accertare che tipo di attività sia stata svolta», cioè quali dati e quali informazioni fossero di interesse per gli hacker. Un’idea, però, il capo missione di Mediterranea Saving Humans se l’è già fatta: «Siamo in presenza di un’azione di guerra cibernetica contro alcune persone testimoni di gravi crimini in Libia, di chi va a soccorrere persone in mare o ha materiale su chi agisce in Libia e su cosa accada in Libia». Ha poi aggiunto: «Loro usano il termine “ragion di Stato” ma noi abbiamo i testimoni di tutto ciò. E dietro questo spionaggio magari c’è proprio il tentativo di colpire i testimoni scomodi». Tra le vittime di Graphite ci sarebbe anche l’attivista libico Husam El Gomati, rifugiato in Svezia, che da tempo accusa gli 007 italiani di essere complici della tratta libica di umani.   

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