Carlo Conti ci riprova: «Per Sanremo ci vorrebbe una direttrice artistica donna». Perché da 75 anni le canzoni del Festival le scelgono sempre gli uomini?
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I problemi con le donne che ha l’industria discografica sono il riflesso dei problemi con le donne che l’intera società ha, ancora alle prese con una lenta rivoluzione dello status quo di matrice indiscutibilmente patriarcale. Gli uomini sono più ascoltati delle donne, basta guardare una qualsiasi classifica per rendercene conto, per far si che ci si palesi davanti una situazione talmente netta che nel tempo è stata anche ampiamente accettata. Ma questo rappresenta solo la punta dell’iceberg di una serie di problematiche che riguardano la posizione delle donne all’interno dell’industria musicale. Forse perché problema atavico, non si affronta con la dovuta serietà e spesso non ci si accorge neanche di ciò che sta accadendo, per esempio che in 75 anni di storia il Festival della Canzone Italiana di Sanremo, la più importante delle manifestazioni culturali del nostro paese, non ha mai avuto un direttore artistico donna. Giusto nel 1997 Carla Vistarini fu nominata, si, ma sia mai da sola, in mezzo ad un trio completato da Pino Donaggio e Giorgio Moroder. Per chi avesse meno dimestichezza con la kermesse: il conduttore ed il direttore artistico non sono due figure che convergono in maniera automatica, succede spesso che il conduttore si assuma anche la responsabilità della scelta del cast artistico ma si tratta di due ruoli differenti. Il conduttore ovviamente cura lo show televisivo, ciò che andrà in onda, il direttore artistico si occupa invece della materia prima, la musica. Fu Pippo Baudo a metà degli anni ’90 a prendersi per la prima volta questa doppia responsabilità, poi si sono messi in scia Panariello, Bonolis, Fazio, Conti, Baglioni, Amadeus e di nuovo adesso Conti. Non lo sappiamo, ma chissà se, quando la conduzione è stata assegnata ad una donna come, andando a ritroso, Antonella Clerici nel 2010, Simona Ventura nel 2004, Raffaella Carrà nel 2001, Loretta Goggi nel 1986 o Maria Giovanna Elmi nel 1978 è stata data loro la possibilità di fare anche da direttrici artistiche del Festival, secondo quanto fatto intuire dalla Clerici oggi in conferenza stampa, dove è stato ripreso l’argomento. Per quello che la riguarda, sembrerebbe di no. Lei, così come Gianni Morandi nel biennio 2011-2012, si affidarono a Gianmarco Mazzi, oggi sottosegretario alla Cultura, l’uomo che qualche mese fa disse ipotizzò (salvo poi ritrattare) un «protocollo per i testi rap». Ma la Clerici non è una donna di musica, potrebbe giustamente ribattere qualcuno, ma nemmeno Pippo Baudo, nemmeno Giorgio Panariello, nemmeno Fabio Fazio, nemmeno Paolo Bonolis, Carlo Conti già vagamente di più, è partito come dj, ma se dovessimo giudicare dal singolo It’s Okay It’s All Right che ha rilasciato nel 1984 le autorità avrebbero buon gioco a dargli un Daspo eterno dall’Ariston. Quello che sappiamo è che anche quando Sanremo ha avuto una padrona di casa, regolarmente, le canzoni del Festival le ha scelte un uomo. Oggi al tavolo della prima conferenza stampa di Sanremo della Rai, quando Carlo Conti ha detto che la vera novità sarebbe «dare ad una donna la direzione artistica», qualcuno ha fatto il nome della Carrà, ma sbagliando: la Carrà ai tempi lavorò con Mario Maffucci. Quindi confermiamo: settantacinque edizioni, ventinove direttori artistici. Tutti uomini.
Perché è importante il Direttore artistico di Sanremo
Inutile dire che la figura di direttore artistico del Festival di Sanremo è certamente tra le più influenti del settore musica in Italia, Sanremo rappresenta la più importante vetrina per qualsiasi progetto, permette a qualsiasi artista, di qualsiasi genere, un’accelerata talmente potente da risultare anche alle volte di difficile gestione. Parliamo in effetti del più grande evento di costume del palinsesto culturale italiano, un evento che attira un’attenzione che non conosce paragoni nel nostro paese e che devia in maniera decisiva la carriera di chi ne è protagonista. Com’è possibile allora che una tale responsabilità, in una storia così lunga, non sia mai capitata nelle mani di una donna? Dopo 75 anni forse potremmo cominciare a non considerarla una casualità. Perché se guardiamo alla struttura interna dell’industria discografica notiamo che a dire il vero c’è una grossa percentuale di donne che occupano posti di assoluto rilievo: gli uffici stampa sono quasi tutti formati da donne, così come molte donne sono manager o guidano etichette facendo un lavoro straordinario; ma le canzoni del Festival di Sanremo le sceglie un uomo. Sempre. Certamente fino ad oggi. E questa è una decisione della Rai, in tutto e per tutto, e che non è mai stata spiegata. E forse oggi, che è stata certificata la presenza di un problema, tra l’altro anche fortemente combattuto da associazioni come Keychange o Equaly, che si occupano proprio della parità di genere all’interno del music business, sarebbe il caso perlomeno di dare una risposta.